giovedì 29 novembre 2012

Burrasca

E' il tormento nel cuore
della corazza il tarlo
  

Inesorabile mormorio...


Roccia scalfita dalla furia dei graffi
silenziosa nel mare
di voci salate

giovedì 15 novembre 2012

Percezioni

Margareth appoggiò timidamente la sua mano su quelle della suocera intrecciate in grembo. La donna sospirò: “Blackwall diventerebbe un marchio vergognoso nella vita di Gregory. Solo chi ha qualcosa da nascondere potrebbe desiderare di mandare là i propri figli; è una specie di carcere in cui si ricorre alle punizioni corporali. Quel luogo restituisce individui vuoti” sospirò: “Gregory deve andarsene da qui al più presto possibile, gli troverò una sistemazione nella capitale, conosco molte famiglie rispettabili che si contenderanno l’onore di ospitarlo”.
“Ma Lady Carv… ”.
L’anziana signora sembrava aver riacquistato repentinamente la sua autorità.
“Non ci sono altre soluzioni; diremo che per ragioni di salute Gregory necessita un cambiamento d’aria e poi nessuno potrà negare che la capitale offra un vivaio di scuole prestigiose, tanto meno suo padre. Mio nipote avrà l’educazione che merita” .
La camera era ormai al buio, solo la debole luce di una notte stellata incorniciava il vano della finestra entro cui erano ritagliate le due sagome nere l’una accanto all’altra.
Margareth sapeva quanto sua suocera fosse testarda e che la sua decisione fosse definitiva ma sapeva anche che non sarebbero riuscite  a portare a termine questo piano.
“ Vostro figlio non lo permetterà”.
“Mio figlio lo saprà quando tutto sarà già stato pianificato e il bambino trasferito. Approfitteremo di una delle sue lunghe assenze… a quel punto non si potrà più tornare indietro”.
“Sarebbe capace di andare a prendere Gregory e trascinarlo a casa a frustate per non parlare della sua ira contro di me!”. Margareth sentiva il cuore pulsarle all’impazzata, con il respiro affannoso si rivolse supplicante alla suocera: “Accompagnerei io stessa Gregory nella capitale in questo preciso istante se avessi anche solo un barlume di speranza che mio marito possa al fine accettare questa soluzione ma lui non crede che sia suo figlio! Vuole rinchiuderlo a Blackwall per questo motivo! ”.

giovedì 8 novembre 2012

Legami parentali

I parenti sagoma vanno celebrati perché ci sono in ogni famiglia e perché senza di loro non sarebbe più la stessa famiglia, quella che  produce aneddoti per tutte le occasioni. Ed ammettiamolo, ricordandoli, ci tirano sù il morale quando abbiamo bisogno di una risata liberatoria.
A parte noi stesse e qui non ci piove, noi amiche vantiamo una bella rosa di sagome tra i familiari più o meno stretti e di qualcuno si è avuto già modo di parlare.
Per esempio la signora Mirka è impareggiabile quando personalizza parole e nomi estranei al proprio vocabolario. Così nascono le nostre citazioni preferite: "Certo che affascinante come il Cials Brons (Charles Bronson) non c'è nessuno!", "Ho visto Caccia la ladro! Oh, che eleganzia quella Gresc Kel e che classe il Carri Grand (Grace Kelly e Cary Grant). Gli attori di oggi, bah, sono tutti anemoni (anonimi)".
"Il mondo è cambiato, non puoi più fidarti di nessuno. Non c'erano tutti questi malnati! Adesso giri l'angolo e ti coltellano, così come prendere un café!", "Il tempo è diventato matto. Nella televisione dicono che è il riscaldamento globulato!". E potrei continuare per varie pagine.
Il mio mitico zio Giona nel mezzo di ogni processione religiosa chiede con voce tonante al parroco quanto abbia incamerato con le offerte, strofinando insieme pollice ed indice.
La zia Vicca di Ginoria si è spruzzata sui capelli lo spray per spolverare i mobili anziché la lacca ed ha messo la crema per le emorroidi sullo spazzolino.
L'amica della madre di Nella è andata a fare una visita da uno specialista; al termine del controllo, nel rivestirsi si è accorta che le mancavano le mutande ed il medico le ha fatto osservare che non le aveva già quando era arrivata.
Il nonno di Rina, messo a dieta per ragioni di salute, è stato trovato seduto su una poltroncina davanti al frigorifero aperto mentre si serviva sfruttando il comfort della posizione.
Il padre di Rosa ancora oggi viene preso in giro dal suocero quasi centenario quando perde a carte. Lo aspetta sull'uscio e quando lo vede arrivare lo inchioda con un: "Te le hanno date eh?".
E penso che abbiamo tutti almeno uno zio cantante fai da te che ai matrimoni crea panico con la potenza della propria ugola e ci costringe a scivolare piano piano sotto il tavolo per evitare che ad un certo punto ti metta un braccio intorno al collo continuando a gorgheggiare.
E d'altronde se non fosse così, che vita sarebbe?

mercoledì 31 ottobre 2012

Quando perdi il cellulare

Quella sera Nella era particolarmente esagitata. Aveva lasciato il cellullare nell'armadietto della piscina dove andava a fare il corso di acqua gym e se ne era resa conto solo verso le undici di sera poiché una volta tornata a casa si era di nuovo tuffata, sì, nel piatto di carbonara per poi fare due bracciate fino al frigorifero dove la cheesecake alla fragola reclamava la sua attenzione prima di deteriorarsi per  protesta, così ha detto lei, e lo yogurt alla fragola subito dopo l'aveva aiutata a consolidare quel buon sapore di frutta in bocca e soprattutto ad alleggerire la pesantezza di stomaco... infine con due balzi goffi aveva fatto la morta sul divano finché appunto si era fatta strada nella sua mente ormai sazia quanto la pancia, l'idea di mandare un sms al tipo incontrato in piscina. Aihmé, era stato allora che la mia amica aveva fatto la tragica scoperta. A quel punto ruzzolare dal divano con le gambe intortate nel plaid ed aggrapparsi al tavolino dov'era domiciliato il telefono fisso era stato un tutt'uno. Con due giri di filo del ricevitore attorno alle spalle aveva telefonato al luogo che tratteneva in ostaggio il suo cellulare ma nessuno aveva risposto. Dunque erano scattate le chiamate di emergenza alle amiche ed io, per mia sfortuna ero stata l'ultima ad essere informata dell'evento poiché ciò aveva significato essere svegliata in piena notte. Tra l'altro una becera tonsillite mi aveva trasformato la voce in uno squittio stridulo intervallato da sottofondi rantolanti. Ciò per spiegare che le telefonate di Nella erano state ben tre dato che le prime due volte aveva pensato di aver sbagliato numero e mi aveva anche dato dello svergognato maniaco, degno solo di prigionia.
Comunque, superati gli ostacoli di comprensione, ero venuta a conoscenza della perdita, o meglio della dimenticanza fatale che impediva alla mia amica di intrecciare un'amicizia scopo fidanzamento con il tale bellone della piscina ma non ero in condizioni di consolarla e quando finalmente il dato di fatto le era stato chiaro aveva cominciato a raccontarmi gli ultimi pettegolezzi appresi nel giro di telefonate precedenti.
Rosa era caduta dal palco durante un musical e Mario l'aveva presa al volo facendosi così bersaglio degli improperi di Rina che si era lanciata a sua volta in soccorso dell'amica ma arrivata un secondo dopo era scivolata e finita sotto il palco dal quale era rimersa con bigodini di polvere.
Ginoria aveva rotto un vaso in cristallo di Boemia mentre bagnava le piante a casa di sua zia Ludovica (Vicca per tutti), partita per una crociera, ed aveva pensato di sostituirlo con un caraffone dove una volta stazionavano dei cioccolatini, a quanto pare la somiglianza era miracolosa...
Comunque il giorno dopo Nella era andata a recuperare il cellullare che l'aspettava tra le mani del tipo bellone; già siccome lavorava lì sarebbe stato difficile non incontrarlo di nuovo ma Nella aveva spiegato poi che quando faceva acqua gym si isolava dal mondo per lo sforzo della concentrazione.
Ora comunque non la fa più poiché dice che le fa venire troppa fame.
Quanto al tipo bellone, beh, se è amore, uscirà ben dalla piscina.

giovedì 25 ottobre 2012

Ricette della donna moderna

Cena
Prendere un panino, tagliarlo a metà, posarvi pezzetti di mozzarella, qualche fetta di prosciutto cotto, maionese a piacere, richiudere.
Mettere in forno finché la mozzarella non sia filamentosa.
Addentare mentre, davanti al computer, si guarda la tv e si risponde agli sms arrivati al mattino. 


martedì 16 ottobre 2012

Percezioni

La mano della donna cominciò ad allentarsi, le palpebre si rilassarono sugli occhi velati da una miopia senile; sembrava un valoroso generale che rassegnatosi dolorosamente all’idea della sconfitta meditasse sul modo di far risparmiare i soldati ancora vivi. Voltò la testa verso la finestra e per un lungo istante non disse nulla. Senza alzare gli occhi fece un passo indietro verso la poltrona lasciando che la nuora l’aiutasse a sedersi.
L’intrusa seduta su una vecchia poltrona di sbiadito velluto azzurro in una stanza nascosta agli occhi del mondo sentì una lacrima rotolarle lungo la guancia; da un tempo imprecisato il suo corpo aveva preso a dolerle, come se fosse invecchiato all’improvviso, come se le ossa fossero troppo deboli per poterlo sostenere; le spalle incurvate, il mento chino sul petto, la forza giovanile sostituita dalla stanchezza della vecchiaia.
Margareth si inginocchiò di fronte a lei, le mani allacciate ai braccioli: “Non lascerò che i commenti malevoli di qualche stupido damerino offeso da mio marito distruggano la vita di mio figlio… ”.
Negli occhi stanchi della suocera apparve un lampo di divertimento: “Gli stupidi damerini fanno parte del mondo a cui appartieni. Non ho desiderio di approfondire oltre l’argomento. Hai detto una cosa vera che conta più di tutto il resto, amo Gregory come se fosse mio”. L’anziana signora abbassò il capo verso la nuora: “Ho trascorso molto tempo a cullarlo seduta su questa stessa poltrona, sono stati i momenti più sereni delle mie giornate di allora; non esiste gioia più grande dell’amare una creatura che ti ricambia incondizionatamente solo perché intuisce il tuo affetto”.

venerdì 28 settembre 2012

Stasera spettacolo

La compagnia hobbistica (così la chiama lei) di Rosa ha messo in scena il musical:  Buttalo al cimitero, scritto da una delle artiste che seppur negandolo tenacemente ha cercato di vendicarsi del fidanzato, reo di averla scaricata. Da cosa si è capito? La trama ruota intorno ad una ragazza la cui fortuna, famiglia, salute (si ricopre di bolle) comincia a declinare da quando scopre che il futuro marito non è la persona che aveva creduto fosse. Infatti il Protozoo, così viene chiamato l'individuo (interpretato da un figuro in calzamaglia nera, con mantello nero, occhiali da sole neri e scarpe di coccodrillo verde vomito) fin dall'inizio, quando ancora non si intuisce quali tenebre riempiano il suo animo (anche se il suo look fa subodorare qualcosa), sembra abbia un paio di famiglie già formate in altri luoghi, cioè mogli e figlie spalmate in giro, di cui la protagonista viene a conoscenza proprio durante la proposta di matrimonio del Protozoo stesso, con tanto di inginocchiamento e scatolina dell'anello, verde vomito, in mano.
Dopo che il figuro avrà subito la vendetta di tutte le donne di tutte le sue famiglie, comprendendo anche suocere e loro amiche, in un crescendo di pathos che termina con una specie di coro greco strillante Prootooozoooo le cui ultime ooo si spengono mentre il mantello vola via, gli occhiali si spezzano in due, la calzamaglia si strappa e le scarpe si liquefanno, al suo posto resta un tipo piuttosto belloccio con foglia di fico davanti. Il cimitero campeggiante sullo sfondo diventa un giardino. Credo volesse essere il Paradiso Terrestre ma giurerei che è una foto ingigantita del giardino di Rosa.
Comunque, la morale, almeno secondo me, Rosa infatti non ha voluto rilasciare dichiarazioni sostenendo che ognuno deve individuare il messaggio da solo, è che bisogna ricominciare tutto da capo, cioè proprio tornare all'inizio inizio per cercare di far comprendere qualcosa ad un maschio.
Come donna, ho percepito un tantino di esagerazione, ma insieme alle mie amiche e a tutte le donne presenti ho seguito lo spettacolo con la fronte aggrottata e l'espressione allarmata, non sapendo cosa aspettarmi da tanto astio ma la risoluzione finale ha accontentato tutti ed un grande scroscio di applausi ha coronato la chiusura dello spettacolo. Beh, insomma, Rina ha dichiarato che si sarebbe divertita di più trascorrendo la serata con due licaoni ed un bradipo. Mario e gli altri uomini presenti sono usciti dal teatro in stato di shock.
Mi piacerebbe sapere se il tipo che ha vomitato nel cestino, verde vomito, fuori nel parcheggio, sia il fidanzato scaricatore che, senza volerlo, ha stimolato la nascita dell'opera.


giovedì 20 settembre 2012

Percezioni

“La scorsa domenica, passeggiando con Gregory nel parco incontrai un conoscente di Crossbury, il luogo dove sono cresciuta. Egli frequentava la nostra casa come vicino e come amico. I miei genitori lo stimavano ed apprezzavano e in più di un occasione mi sollecitarono a considerarlo come un pretendente. Loro avrebbero voluto vedermi accasata il prima possibile data l’età ormai avanzata di entrambi" Margareth prese un profondo respiro. "Lady Carvorn, un genuino affetto mi univa a quell’uomo, forse l’avrei sposato se la situazione lo avesse permesso ma come sapete i miei genitori morirono uno dopo l’altro a breve distanza di tempo ed il mio tutore legale pensò che vostro figlio sarebbe stata una scelta migliore. Come vi ho già spiegato accettai la situazione anche perché non ero vincolata da alcuna promessa con la persona in questione, non siamo mai stati fidanzati” le labbra le tremolarono per la vergogna al solo pensiero che potesse essere accusata di aver commesso un’azione così ignominiosa. “L’incontro dell’altro giorno è stato immediatamente riferito a vostro figlio. Probabilmente da qualcuno che vuole provocare uno scandalo per vendicarsi di un torto subìto… ”.
Margareth aveva perso tutte le battaglie con sua suocera nel corso della loro convivenza in quella casa ma sarebbe morta piuttosto che cedere su questo terreno; non le lasciò il tempo di scegliere con cura le parole più dure per avvilirla.
“Io credo sia stata una persona ben informata sul cerchio delle mie amicizie da ragazza a Crossbury, probabilmente qualcuno che ha frequentato la nostra casa”.
Il petto di Lady Carvorn si alzava ed abbassava velocemente mentre fissava la nuora, il sospetto trapelante nel suo sguardo scrutatore.

lunedì 10 settembre 2012

50 SFUMATURE DI OPINIONI

E chi non lo conosce? Se lo dovessi chiedere al mio cane, abbaierebbe: “Ha salvato la mia vita sociale, sempre così uggiosa! Finalmente ho avuto il coraggio di attaccar bottone con Manolo, il Labrador di fronte e tra una zampata e l’altra abbiamo bevuto dalla stessa ciotola! Per non parlare di Geremia, il barboncino del numero 3, sempre restio ad usare il guinzaglio… ed ora invece a capo del fan club C&M: Cuoio e Metallo!”. Che dire? Si è schiantato come un meteorite grande quanto una galassia nella cupa serenità delle massaie; ha sbrodolato via la routine o forse la mancanza di routine, ha ringalluzzito gli ormoni mummificati nella salsa di pomodoro, o nel calcare della lavatrice o nel sacchetto dell’aspirapolvere, insomma nella trita e ritrita ripetizione di atti quotidiani che tutto hanno fuorché fascino. E qui altro che fascino: un’esplosione spazial-lasciva di voglie inconfessabili, una miccia al centro del baricentro della repressione ed il botto di appetiti bisunti è stato all-inclusive: dall’adolescente alla bisnonna (soprattutto le bisnonne). Ups, non ho detto ancora di cosa si stia parlando ma mi sembra ovvio e siccome non se ne è raccontato ancora abbastanza, ecco la mia, o meglio le nostre. Ginoria ha scoperto le 50 Sfumature di grigio, dal panettiere. Ne parlavano due comari fresche di piega, una aveva addirittura il nipote nel passeggino e non mormorava nemmeno ma scandiva ogni frase un po’ orgogliosa di aver trasgredito la morale cercando tuttavia di non esagerare. “Ero proprio curiosa, avevo letto la recensione sul Spettegola e Vai, e ho provato a comprare il primo. Mi ha proprio presa e ho dovuto poi comprare gli altri due libri per vedere come andava a finire!”. “A me li ha dati mia figlia. Li ha letti prima lei ed era così entusiasta che ho voluto constatare di persona che cosa avevano di speciale!”. “All’inizio, bisogna proprio dirlo, è un romanzetto d’amore come un altro” intanto l’altra annuisce vigorosamente, “ma poi i problemi di lui che trovano radici nell’adolescenza…”. “Sì sì sì! Certo non manda a dire niente, è tutto spiattellato lì, però ha un senso e mi è piaciuto” mentre la prima conferma con gesti ed espressioni come se la sua fosse l’unica approvazione degna di nota nel panorama letterario mondiale. Ginoria intanto aguzza le orecchie e coglie il titolo quando la moglie del panettiere attende che lui esca per chiedere di cosa si tratti e la fuga di informazioni termina con un: “Oh! Buongiorno Don Rocco! Quand’è la gita al santuario?” all’entrata del parroco.
 Ginoria li ha comprati e letti ed ora non parla d’altro come se avesse condiviso la storia d’amore più conflittuale dai tempi Carlo e Camilla; li ha prestati a Rosa ma la madre, la signora Mirka, li ha intercettati e pensando si trattasse di metodi casalinghi per smacchiare gli abiti (grigi, neri e rossi per l’esattezza), è diventata violacea all’apparir della nuda verità ed ha severamente vietato alla figlia, ormai stagionata, di leggere tali porcherie e di trovarsi un bravo ragazzo andando al cinema e a ballare il liscio anziché diventare scellerata leggendo di pertensioni (anziché perversioni). Nella si rifiuta di leggerli per essere controcorrente, vuole fare l’originale e devo dire che non sembra nemmeno incuriosita, quanto piuttosto irritata nel continuare a sentire discorsi in proposito. Chi è veramente imbufalita a riguardo è, neanche a dirlo, Rina che li ha letti e smontati con una critica traslucida incrociata a fior fiori di metafore non proprio signorili che si traducono in un’azione più esplicativa di qualunque altra: tra un insulto e l’altro trascina il povero Mario davanti a Ginoria per farle comprendere che al massimo, se le andrà bene, troverà uno così, con gli addominali a tartaruga sì, però rovesciata, con l’auto bocciata anziché l’elicottero (al massimo massimo un trattore usato) e l’alito che ti fa le meches al mattino. Se poi la differenza è data dalle sculacciate, allora il problema è risolvibile da subito, Rina offre se stessa od anche Mario per prenderla a calci in quel posto. Ginoria abbaia di non aver mai desiderato nulla di tutto ciò, di essersi solo divertita a leggere finalmente qualcosa di originale e di aver voluto solo sognare un po’ dato che appunto la realtà di tutti i giorni è tetra e cupa. Allora Rina la incalza sostenendo che se quella è originalità allora nella sua vita non ha mai aperto un giornale, letto un libro o guardato la tv poiché si è già romanzato, trasmesso o pubblicizzato di tutto sull’argomento. E così via, la discussione è ancora in corso. Personalmente sono una di quelle che il primo libro l’ha comprato e poi l’ha interrotto dopo una quarantina di pagine; mi è mancata all’improvviso la curiosità di sapere cosa sarebbe successo dopo. Forse sono una romantica tradizionalista, di quelle che alla ramazzata preferiscono la colazione a letto, forse ho letto troppi troppissimi romanzi d’amore da giovinetta in cui il protagonista (si badi sempre lo stesso dal medioevo all’età moderna) era spaventosamente virile ed incalcolabilmente bello ed il cui unico problema psicologico, se si vuole proprio essere invidiosi, era l’essere schifosamente ricco, per cui risulto difficile da accontentare (ma no, non è vero! Sono una fan di Twilight!). Forse sono out, o come dice Ginoria: vecchia dentro da quando avevo vent’anni, dovrei adattarmi alle novità per cui le pratiche amorose non sono più quelle di una volta (appunto quelle del macho tenebroso le cui braccia poderose ti avvinghiavano con inusuale quanto incredibile dolcezza… in effetti non ho mai capito come vi riuscisse con quei bicipiti elefantini), ma mi conosco e la mia soglia del dolore è bassa, l’ho testata col silk epil sulle gambe. Più di quello non reggo, neanche ad immaginarlo, per cui continuo a puntare sulla colazione a letto e massaggino ai piedi. Comunque se milioni di lettrici sono entusiaste un motivo ci sarà, se ha messo d’accordo generazioni diverse e caratteri disparati, la signora James si è meritata il successo, non per Rina che sta spiegando a Ginoria quanto sia normale avere i foruncoli anche dopo i trenta… ma temo stiamo andando fuori argomento, o no?
Dato che la trilogia non ha bisogno di ulteriore pubblicità e comunque la mia parte l'ho fatta, parlandone, vorrei consigliare 1 libretto ultra divertente, ironico ed autoironico:

E dalla Romanticona che sono, ne suggerirei anche un altro, nella speranza di non ricevere cori sul genere: "AHVVECCHIA! Rimodernati!".
 

giovedì 16 agosto 2012

Buon Agosto!

A tutte le Ginorie che, nell'attesa degli ultimi stipendi non ancora percepiti, hanno deciso di rimandare le vacanze per restare a casa e dedicarsi al giardinaggio (tutte piante grasse).
A tutte le Rose che, con posizioni professionali precarie (l'esercito delle PPP od anche PRRRRRRRR! Come le pernacchie da indirizzare ai politici di tutto il mondo... uh! E alle banche!) hanno investito su uno sdraio, un barattolo di sali da bagno ed una capiente bacinella di plastica ove immergere i piedi.
A tutte le Rine che, avendo da poco cambiato il luogo di sfruttamento legalizzato ove si specula sui bisogni umani cioè sul disperato bisogno di lavorare, ringraziano i genitori per essere il bastone della loro non più fresca gioventù, contribuendo anche alla mancia per fare un salto al mare con il moroso.
A tutte le Nelle che, essendo state costrette a cambiare la macchina alcuni fa, da allora hanno sospeso le vacanze attendendo di rientrare nelle spese e si inventano il doccia party nel cortile facendo buon uso della gomma dell'acqua e dell'innaffiatoio.
A tutte le signore Mirke che, quel vestito della cognata della sorella della vicina di casa della signora che era stata la bambinaia della povera Griselda se lo fanno andare ancora bene dopo quarant'anni per andare al matrimonio della cugina di diciottesimo grado da parte di madre ed i buchini fatti dalle tarme contano poco se metti sotto una sottoveste scura e l'odore di naftalina neanche si sente se lo lasci un giorno all'aria e se non è più di moda basta aggiungere un foulard al collo perché quello è SEMPRE di moda!
A tutti noi corridori che gli ostacoli li sappiamo saltare anche quando diventano impegnativi alla faccia della malasorte imposta, fortuita od organizzata! Tiè! 

sabato 4 agosto 2012

Percezioni

Lady Carvorn lasciò cadere il bastone.
Il cuore dell’Intrusa ebbe un sussulto, sentì i battiti accelerare furiosamente, le braccia si irrigidirono mentre le dita dolorosamente avvinghiate ai braccioli sembrarono deformate dall’artrite.
Il cervello di Lady Carvorn non poteva accettare quell’idea, sarebbe stata una catastrofe.  Stringendo i braccioli convulsamente la ricca signora si tirò in piedi ma non riuscendo a mantenere l’equilibrio si resse con una mano al tendone di velluto trattenuto da un cordoncino a lato della finestra mentre con l’altra agguantò il gomito di Margareth. Le parole sibilarono nell’aria come una disperata maledizione: “E’ questa la verità!? Rispondi! E’ la verità?!” .
“Noo! Lo sa che è una menzogna! Non ho MAI, MAI mancato di rispetto a vostro figlio! Dopo essere rimasta sola ho accettato ciò che è stato deciso per me, ho fatto quello che ci si aspettava da me” respirò faticosamente “ho annullato me stessa per rispettare le regole di una vita che non era la mia” disse in un sussurro.
“E allora perché tuo marito crede ad una cosa simile?! Cosa hai fatto per avergli insinuato un tal sospetto?” gli occhi della donna erano spalancati mentre la fissava irata, il volto ceruleo si era persino arrossato per la violenta emozione; la nuora immobile sostenne il suo sguardo, non aveva nessun motivo di vergognarsi, lei era innocente, stavolta sua suocera non sarebbe riuscita a farla sentire in colpa, anzi in fondo al cuore sentì affacciarsi un sentimento estraneo per lei, un moto di piacere per la sofferenza altrui; Lady Eleonore Carvorn aveva paura. Paura di cadere dal suo piedistallo di rispettabilità, di essere ridicolizzata dalla sua stessa parentela, di perdere l’unica parte autentica di se stessa, quella che soltanto l’ingenuità di un bambino aveva potuto risvegliare. La nuda parete rocciosa scalfita da una piuma, dal tocco delicato di un bimbo.

                                                                                   

mercoledì 1 agosto 2012

Suvvia capita!

L'umiliazione di Rosa era palpabile; ci mancava poco che si personificasse.
Ieri mattina la mia amica ha deciso di concedersi una gironzolata per un mercatino locale alla ricerca di qualche occasione goduriosa; un vestitino elegante a poco prezzo, qualche braccialetto colorato molto vacanziero, frutta e verdura da poter acquistare senza dover fare un altro mutuo e così via.
Mentre godeva della propria libertà e serena come un puffo (sono parole sue) vagava tra le bancarelle, ha incontrato una conoscente e con lei è andata a prendere un caffé in un bar carino nel quale ha usufruito della toilette (i dettagli sono importanti). Una volta uscite le due si sono salutate e Rosa, ancora in un'atmosfera gioiosa con le mani profumate di agrumi grazie all'aroma del sapone usato nel bagno, ha ripreso il vagabondaggio ringraziando che la calura, nel tempo di un caffé, ora fosse mitigata da un misericordioso soffio d'aria che le solleticava le gambe facendole svolazzare la gonna.
Una mattina ideale per acquisti e gentilezze; i venditori sorridevano, anzi sogghignavano sornioni, forse felici che qualcuno contribuisse alla loro economia ed anche i passanti le regalavano sguardi maliziosi ed accattivanti (forse l'eccessivo caldo indeboliva la rudezza).
Il soffio d'aria poi rendeva persino allegri ed invogliava allo sberleffo; qualcuno infatti gridava:
"Giù il sipario!" e Rosa voltandosi notava un bambinetto che tentava di spogliarsi mentre la madre grondante sudore tentava di rivestirlo.
Avvolta nell'aura magica del mercato estivo, la mia amica è arrivata all'ultima bancarella e, a malincuore, ha lasciato il luogo attraversando la strada che l'avrebbe condotta al parcheggio.
Purtroppo alcune strombazzate di clacson hanno deturpato il velo di beatitudine posato su di lei ma il commento di un camionista: "Ohbellaaa!!! Accendi anche la luce anteriore!!!" l'ha riportata nel giusto umore. Non ha capito il complimento ma si sa, i camionisti hanno un loro linguaggio in codice (certo, a volte molto esplicito) e poi l'aveva chiamata bella doveva essere per forza un complimento.
Arrivata alla macchina, nel chinarsi a prendere le chiavi cadute a terra, il suo fondoschiena è andato a cozzare contro la carrozzeria dell'auto esposta al sole da varie ore e Rosa si è meritata la medaglia olimpionica nel Salto Rana. E' dovuta balzare in avanti a causa del contatto ustionante tra le chiappe parzialmente scoperte, laddove non arrivavano le mutande, ed appunto la carrozzeria.
Ecco dunque svelato il buonumore generale al mercato dal retrogusto cospiro-sadico-tradimentaiolo: nessuno si è impegnato a dirle che aveva la gonna sollevata sul posteriore, con qualche lembo infilato nella mutanda. Ok, lei non se n'è accorta ma ci sono momenti (a migliaia) in cui si è completatemente rapiti da pensieri angusti ed altri (rarissimi) in cui si gode di rilassata serenità; in entrambi i casi potrebbe accadere di non accorgersi dell'evidenza.
Vaglielo a spiegare! Abbiamo passato ore a rincuorarla con aneddoti sulle nostre umiliazioni (io sono andata al lavoro con il tatuaggio di Peppa Pig stampato in fronte dalle mie nipoti mentre dormivo) o con le constatazioni amichevoli: "Meglio così! Pensa se avessi indossato un tanga!".
Solo Joe Padella è riuscito a riportare Rosa sulla via della calma. "Ho fatto collassare una nonnina entrando per sbaglio nel bagno delle signore con le brache già calate, era urgentissimo!".
Vaglielo a spiegare alla nonnina.









martedì 24 luglio 2012

Grigliamoci

Ore 7.00 siamo già nel praticello davanti alla casa di Rosa. Il mattino della formidabile grigliata sfoggia da subito 28°, il che fa supporre quanto sarà caliente il resto della giornata e purtroppo bisogna spogliare il termine caliente di ogni sfumatura elettrizzante per fargli acquistare l'unica possibile: sudore.
Mario ha fornito un gazebo, di quelli che si usano nei mercatini per coprire le bancarelle, leggero e pratico... sì per tutto il resto del genere umano e animale, ma non per noi.
Avrebbe dovuto essere molto semplice, quasi quanto quelle tende da campeggio che basta lanciare e voilà montate; per noi solo un'eccezione: voilà ed il padre di Rosa fungeva da basamento. Il signor Mirto non si è fatto nulla però si è pentito di aver pensato lui alle braciole di maiale ed alle salamelle per essere poi stato ricompensato a quel modo.
All'arrivo dei primi ospiti, comunque, il gazebo era montato e al di sotto di esso si registravano 35°. Per salvare almeno i bambini (sì, c'erano anche loro rappresentanti), la signora Mirka è volata a casa a prendere la piscinetta di gomma una volta appartenuta a Rosa (e qui le battute su quanti decenni dovesse avere si sono sprecate con grande ilarità dell'interessata che avrebbe voluto usare la madre come materassino).
Mentre la signora Mirka era alle prese con la salvaguardia dei piccoli mammiferi, Rina riusciva ad accendere la griglia e mostrava al pubblico le sue sopracciglia a strisce dopo una fiammata canterina. Nella ha preso il timone della griglia con una certa padronanza e Ginoria è andata in soccorso della signora Mirka mettendo a disposizione i suoi polmoni poderosi per gonfiare la piscinetta solo che al quarto soffio è semisvenuta tra le braccia di un certo zio Alfio. Chi sia costui non è stato ancora definito (la signora Mirka sostiene che sia un vecchio pretendente di sua sorella Margherita, convinto di essere il suo favorito mentre la suddetta Margherita ha già festeggiato le nozze d'oro con il marito ed i loro sei figli) però ha sollevato Ginoria reggendola rispettivamente sotto un'ascella e sotto un ginocchio, per fortuna quelli sullo stesso lato del corpo, e ne è scaturito un ridente balletto che più del Lago dei Cigni è parso Lo stramazzo dell'Anatra.
Il profumo delle braciole diretto magistralmente da Nella verso i numerosi ospiti assiepati sotto il gazebo (temperatura percepita 150°) ha risvegliato l'istinto di sopravvivenza e chi carponi, chi lanciando il piatto di plastica vuoto e riavutolo indietro allo stesso modo pieno, il pranzo è stato servito.
Lo zio Alfio, alla nona birra, prometteva di recitare a memoria la Divina Commedia e finiva con lo scandire le formazioni delle squadre di calcio degli ultimi Europei.
Insomma sarebbe potuto andare peggio, ah già! Ma è proprio quello che è successo. Mentre, dopo il pasto, si sonnecchiava, si beveva birra, ci si asciugava il decolleté con un fazzolettino (ok, con uno strofinaccio) il gazebo ha deciso di suicidarsi buttandosi nella piscina vuota (era buca ed i bambini erano seduti sul fondo umido) ed io per salvare i piccoletti (mentre i genitori seguivano la scena vagamente compiaciuti) ho fermato il gazebo di testa. 
A soccorrermi con il ghiaccio Rina e Mario; Nella sarebbe stata impossibilitata a farlo poiché, inchiodata alla griglia, era lei stessa divenuta molto simile ad una salamella. Ginoria cercava di soccorrere gli ospiti  che in realtà sembravano finalmente aver trovato lo scopo della giornata. Una volta sistemato di nuovo il riparo si è passati dal Tè con le Mummie al Galà dei Gaudenti in Festa e ci è voluta tutta la bravura dello zio Alfio che ha fischiettato con il naso l'inno ialiano per un'ora e tre quarti a convincere i restii ad andarsene.
Siamo stramazzate a casa di Rosa non appena l'ultimo ospite ha lasciato la grigliata. 
A cena, eh sì perché noi alla fine non abbiamo mangiato molto, filetti di platessa e sofficini mentre le stelle brillavano ed il sereno russare dello zio Alfio saliva dal prato.


martedì 17 luglio 2012

Percezioni

L’anziana donna non perse tempo in convenevoli, non l’aveva mai fatto, neanche con persone del suo stesso rango.
“Dimmi quello che sta succedendo, cara” il tono della voce era severo e autoritario come sempre ma forse per la prima volta alla nuora sembrò che mancasse di acidità, certo lei ordinava, lei concedeva però stavolta dava anche l’impressione di voler ascoltare. Margareth sollevò un lembo della gonna e si avvicinò all’anziana signora.
“Vostro figlio vuole rinchiudere il piccolo Gregory a Blackwall". L’Intrusa si mosse inquieta sulla poltrona.
“E’ inaccettabile!” sbottò la donna stringendo il manico del suo bastone “Perché mai mio figlio vorrebbe mandare mio nipote in un posto così squallido!”
“Lui… crede, lui... ” Margareth fece qualche passo verso il centro della stanza, fissò lo sguardo sulla porta chiusa. Quella era stata la sua esistenza: una porta sempre chiusa, grida d’aiuto perse nel vuoto della solitudine, un vuoto annullato improvvisamente dalla grandezza di un amore insperato, quello per il suo bambino. Nessuno sarebbe riuscito a sacrificare la felicità della sua creatura.
Si voltò di scatto e ritornò accanto alla poltrona “ Lui crede che Gregory non sia suo figlio”.



lunedì 9 luglio 2012

Preparativi

Io lo paventavo dall'inizio di Maggio, poi il tempo non si metteva mai al bello, ognuna di noi a turno aveva  problemi (in ordine di importanza: Indigestione di marshmallows, Stratificazione di resina degli alberi sul parabrezza, Ginocchia sbucciate per capitombolo in gelateria, Maldestra gestione dello shopping, Lavoro) e così ho cominciato a sperare che non si facesse più... invece eccomi invischiata nell'organizzazione della prima grigliata dell'anno.
No, non sono esagerata, semplicemente so.
Ci siamo riunite a casa di Ginoria che ha distribuito tovaglioli di carta e pastelli a cera, l'unica oggettistica disponibile per la comunicazione scritta, con i quali fare l'elenco della spesa. A parte la difficoltà di vergare la carta sfoglia di un tovagliolo, per restare in tema mangereccio, con un pastello a cera (sono sicura che Rina abbia scritto rane anziché pane e pelati anziché gelati, inoltre potrei scommettere dei soldi che Nella arriverà con un set di padelle al posto delle salamelle), ci sono serie probabilità di debellare la fame nel mondo dopo che avremo inviato tutte le intonse confezioni di cibo laddove esso manca; certo il gruppo sarà composto da circa venti persone, però le centinaia di kg tra carni, salumi, verdure e dolci (così ho letto sul tovagliolo di Rosa) avanzeranno comunque, a meno che uno degli ospiti non sia un ciclope, allore forse dovremmo aggiungere ancora qualcosina (o forse non dovremmo partecipare vista la fine dei compari di Ulisse).
La madre di Rosa, la signora Mirka, ci ha messo lo zampino; sempre preoccupata che non si mangi abbastanza ha convinto la figlia ad aggiungere un paio di kg alle quantità decise dal nostro buonsenso (e già questo avrebbe dovuto farla desistere), in più ha deciso di fare due o tre torte casalinghe di sua mano (leccornie che lei non potrà nemmeno assaggiare, così ha detto depressa, poiché ha i tigricedili alti e forse un calcolo alla cistiferica).
Io sarei già stata contenta se, dopo questa riunione food organizzativa, fossi stata libera di andare da sola al supermercato ma Ginoria non ha voluto sentire ragioni, solo lei avrebbe potuto staccarsi dal gruppo spesa per ragioni lavorative e poi perché ha il compito di provvedere ai beveraggi (mi sono sentita in dovere di fare un giro di telefonate tra gli invitati per sapere se qualcheduno frequenta gli alcolisti anonimi, nel qual caso dovrebbe inventarsi un'allergia da sudore e starsene a casa poiché la tentazione da sfuggire avrebbe toni biblici).
Dunque io, Rina, Nella, Rosa e la signora Mirka siamo andate a fare la spesa. Un carrello a testa, bandana dello stesso colore al collo per riconoscerci da lontano (la signora Mirka aveva suggerito di legarla sulla fronte come Silvestro in Mambo, d'accordo questa potrebbe essere difficile: Sylvester in Rambo, ma non le abbiamo dato retta perché eravamo tutte fresche di parrucchiere), cellullare al polso per le emergenze (nessuna di noi è riuscita ad usarlo dato che nel chiamarci contemporaneamente trovavamo sempre occupato), siamo riuscite ad arrivare alle casse cariche dei nostri acquisti.
Una gentile ragazza ci ha invitate ad usare la cassa automatica, cioè quella in cui sei tu a dover scannerizzare i prodotti e noi ci siamo subito mostrate entusiaste prima di realizzare quante confezioni avremmo dovuto passare allo scanner... l'operazione è durata parecchio tra cadute di surgelati, codici a barre divelti e confusione vocale; la ragazza gentile si è trasformata nella strega di Hansel e Gretel ed è tornata ad assumere un'espressione almeno distaccata quando all'appello mancava solo la signora Mirka con il suo carrello di prodotti ultra zuccherini. La donna però non aveva capito la causa di tutta la nostra agitazione avendo trascorso l'attesa a leggere tutti gli ingredienti sul retro di tutte le confezioni, quindi aspettava che la ragazza facesse il suo lavoro di cassiera.
"Non devo farlo io signora, è una cassa automatica" le ha spiegato con una palpebra che si alzava ed abbassava a scatti.
"Ah no? E chi viene allora?" ha chiesto lei.
"Actarus" ha risposto la ragazza (per i non informati sui cartoni animati degli anni ottanta costui era il personaggio al comando del robot Goldrake. Quelli sì erano cartoni!).
Insomma dal supermercato siamo uscite tutte devastate e devastatrici.
Alla sera, a casa, con un piede sul tappeto ed il ginocchio sul letto, pronta a cancellare la giornata e decisa a cominciare una dieta drastica pur di non sentire parlare di cibo almeno fino alla grigliata, mi suona il cellulare.
Ginoria.
"Io dovevo prendere solo le birre vero?". Sì, certo, se dall'elenco stilato per ore gli altri beveraggi avessero deciso di autocensurarsi per protesta dell'essere presenti tutti insieme nella stessa occasione. Per me non ci sarebbero stati problemi ma dato che una cosa, una sola, Ginoria avrebbe dovuto fare, mi sono sentita annodare la cistiferica. Poi all'improvviso ho messo a fuoco le confezioni di cibo comprate al pomeriggio... sofficini, filetti di platessa, spinaci... una padella antiaderente e pelati (le rane non c'erano). Chi ero io per definire il concetto di grigliata?
"Vero, brava, al resto ci abbiamo pensato noi" e mi sono buttata sul letto di traverso.
Continua, purtroppo.

lunedì 25 giugno 2012

Percezioni

Margareth l’aveva sempre temuta quella strana donna; con le sue parole taglienti, i commenti acidi, le aveva fatto capire da subito di non essere la benvenuta ma la verità era che nemmeno Margareth avrebbe mai voluto far parte di quella famiglia; quando i suoi genitori anziani erano morti la casa e la terra erano passati per diritto testamentario a un erede maschio, un cugino che non si era fatto scrupolo di vendere tutto a un ricco possidente per poi partire per le Indie.    
Lei aveva fatto parte di quella transazione poiché, rimasta sola, era stata presa in moglie dal nuovo proprietario della sua casa; certo non poteva vantare l’albero genealogico del suo novello sposo ma la posizione sociale acquisita dalla propria famiglia nel corso del tempo era stata giudicata dignitosa abbastanza per legarsi ad essa con un vincolo così stretto.
Il marito di Margareth era un uomo realistico, a trentacinque anni giudicava di aver l’età per concludere il contratto matrimoniale, una moglie rispettabile e soprattutto giovane gli avrebbe garantito dei figli e le convenzioni sociali sarebbero state osservate. La madre di lui aveva approvato; non che alcuna donna sarebbe mai andata bene per quell’incarico ma suo figlio non poteva rimanere scapolo, aveva già rimandato troppo il momento preferendo darsi ad una vita quanto meno dispendiosa e al limite della decenza; ormai i tempi erano maturi per acquisire un’apparenza di rispettabilità, egli doveva capire che il matrimonio non gli avrebbe impedito di soddisfare i propri piaceri, solo sarebbe dovuto essere un po’ più discreto…

venerdì 15 giugno 2012

Percezioni

Volti arcigni scrutarono il suo passaggio lungo la galleria del primo piano; occhi infossati sotto sopracciglia arcuate, pelli grinzose, fronti corrugate; era austerità quella che impregnava l’aria? Sì,  ma non solo… fredda nobiltà e disprezzo sgusciavano fuori dagli antichi ritratti e serpeggiavano lungo le pareti. Gli innocenti ospiti rimanevano sempre colpiti da quello spettacolo, un vago senso di panico claustrofobico velocizzava le visite in quella parte della casa e solo un bicchierino di sherry nella ben più accogliente sala del pian terreno riusciva ad assopire le spiacevoli sensazioni.   Margareth, nonostante fossero passati anni, non era ancora riuscita ad abituarsi a quel luogo tetro, cercava di attraversarlo il più velocemente possibile ed ogni volta sentiva un formicolio risalirle la spina dorsale. Quella sera, dopo molto tempo, voci ancestrali tornarono a tormentarla, sussurri lontani... Chi sei? Perché sei qui? Non è la tua casa…
Giunta alla porta della sua camera allungò una mano per afferrare la maniglia ma questa si abbassò prima di poterla toccare, la porta si aprì verso l’interno.
“Lady Carvorn che cosa fate qui?”  quasi gridò dalla sorpresa.
“Entra cara, dobbiamo parlare”. Appoggiandosi a un bastone l’anziana donna si trascinò faticosamente verso un’elegante poltrona rivestita di velluto azzurro ed aggrappandosi ai braccioli di ferro battuto si lasciò cadere in essa. Nello stesso istante l’intrusa che si trovava all’interno di una vecchia stanza abbandonata in chissà quale tempo o dimensione, sentì il proprio corpo vibrare come percorso da una scarica di energia elettrica.
La luce si stava affievolendo con il calar della sera, raggi rosati scomparivano tra le pieghe del vestito di raso nero, ciuffi di luce opaca si rincorrevano tra i ricami della sua cuffietta di pizzo; così seduta con i gomiti lungo i braccioli, le spalle erette contro lo schienale, i capelli bianchi raccolti in un’elaborata acconciatura sotto la cuffia sembrava un’austera regina sul suo trono. Se un pittore l’avesse dipinta così com’era in quel momento, il suo ritratto avrebbe trovato un posto più adatto nella torva galleria insieme ai suoi avi.




mercoledì 6 giugno 2012

Il Pandino Fantasy Book

Nella cornice del Castello Sforzesco di Pandino si è svolto un festival fantasy simpatico, gioioso e naturalmente magico!
Tra dame, duelli, libri e scrittori, conferenze e letture, gli appassionati di fantasy e non hanno trascorso una domenica speciale.
Simone Draghetti, editore di Linee Infinite, è stato il magistrale organizzatore della manifestazione in cui tutti hanno trovato il proprio spazio d'azione ed hanno potuto esprimere la propria creatività.
Francesca D'Amato ha organizzato duelli con le bacchette magiche per i bambini che a lungo hanno gridato: "Stupeficium!" nel cortile, anche in mia direzione, salvo poi accorgersi delle orecchie a punta e ritrarsi con un pizzico di timore...
Non sono mancati illustratori, artisti, pietre e cristalli ed anche personaggi alternativi imbevuti di antico e moderno che hanno riscosso molto successo per originalità e naturalmente fantasia; loro diffondono in Italia lo Steampunk!
Vediamo se li riconoscete lasciando la parola alle immagini!  Ci sono tre post di seguito, proseguite fino in fondo alla pagina! Ciao!














Il Pandino Fantasy Books part two







Pandino Fantasy Books Three








giovedì 31 maggio 2012

Festa dei Picasass con solidarietà


Sabato 2 giugno, nella sala polifunzionale di Ghevio, si aprirà la Festa dei Picasass che comincerà alle ore 18.00 con l’inaugurazione della mostra dedicata ai veri Picassas, gli scalpellini e successivamente alle ore 19.00 proseguirà con un convegno dedicato al loro mondo: “Dalla cava al manufatto”, per riscoprire un mestiere sconosciuto ai giovani, lontano dalla memoria dei più maturi ma affascinante al punto da attirare in Italia turisti giapponesi alla ricerca di corsi specifici per apprendere l’antica professione.
E questa sarà l’iniziativa che si svolgerà, sempre nella sala polifunzionale di Ghevio, ogni sabato, per tutto il mese di giugno: un corso per imparare l’autentica arte dei Picasass.
Domenica 3 giugno, presso l’Apicoltura Galleazzi, dalle 9.00 alle 20.00 sarà possibile contribuire ad una colletta di alimenti da inviare, tramite corriere dell'Associazione, a Modena dove verrà acquistato il Parmigiano Reggiano, già comunque in vendita presso gli stand durante la festa.
Dalle 10.00 potrete invece ammirare l’esposizione delle aziende legate al mondo del sasso, unite ad hobbisti ed artigiani che creano oggetti utilizzando la pietra come materia prima; la festa continuerà tra aspiranti scalpellini che potranno cimentarsi nell’arte, degustazioni enogastronomiche – panini alla salamella e birra alla spina – ed happy hour alla sera.

BOAV NA! (Benvenuti!)



martedì 22 maggio 2012

Incantiamoci

 

Ragazzi, domenica 27 Maggio vi aspetto tutti al Pandino Fantasy Books di cui troverete ogni informazione andando al sito qui sopra!
Sarò tra gli espositori indicata come Edigiò, la casa editrice del mio libro Toried. Potrei avere delle orecchie a punta...
All'interno del Castello Sforzesco si svolgeranno avventure magiche... catapultiamoci in un mondo favoloso tra duelli, libri, attività stregonesche e chissà!
La nostra passaporta (usiamo un termine Potteriano) sarà il castello, per cui una volta varcata la soglia... impugnate la bacchetta magica od inforcate la scopa perché sarete tra creature fantasizzate!
A presto!

DA TORIED:

“Guarda” disse l’essere con fare cospiratorio. “Un ottimo rimedio è la bava dei Lumaconi, ti lascia le mani un pochino appiccicate ma funziona!” e così dicendo alzò le mani dalle lunghissime dita, poi afferrò con i pollici la cintura marrone intorno ai fianchi. Un gilè di stoffa ruvida dello stesso colore era infilato sopra una casacca verde che gli arrivava alle ginocchia da dove spuntavano un paio di stivaletti verde scuro.
“Chi… chi… se… ” balbettò Arturo; almeno ebbe la prova di non avere perso la voce per lo spavento.  
“Chi sono io?!”. La creatura sembrò sorpresa dalla semi domanda. Poi si batté il largo palmo sulla fronte.
“Per la linfa dei Grandi Nogi! Dimentico sempre che voi non sapete niente di noi!” detto ciò fece un inchino così profondo che quasi il naso toccò terra. “Io sono Ahnonio, il Nano Boschivo della stirpe boschiva di Dus”.
“Tu sei un nano?!!” Arturo dimenticò per un attimo dove si trovasse e come vi fosse arrivato.
“Ebbene sì. Sono molto fiero della mia razza. Noi nani, siamo gente cortese, allegra e lavoratrice” un ampio sorriso si allargò fino alle due orecchie larghe e bombate come i cappelli di due funghetti che all’improvviso finivano a punta nella parte superiore; i lineamenti gli si arrotondarono ulteriormente gonfiando le guanciotte in un’espressione così buffa che il ragazzino, nonostante tutto, ricambiò il sorriso.





giovedì 17 maggio 2012

Piano, si medita




Mi avevano parlato di solitudine ed aridità ma io percepivo solo maestosità e lenitivo silenzio.


domenica 13 maggio 2012

Dalla chiacchiera al pettegolezzo

Rina è profondamente urtata da Mario. Cos'é accaduto? Il ragazzo (che ha guadagnato la decima nomination per l'Aureola nella categoria: Sfracassati nelle pudenda da fidanzate nevro-isterico-toccate) ha osato rivelare al suo migliore amico che Rina ama indugiare in bagno con il ventolino dell'aria calda acceso anche dopo aver fatto la doccia ed essersi vestita (persino in estate).
Sì, in effetti, quando ce lo ha raccontato anche noi amiche abbiamo manifestato il nostro sdegno: come può un particolare così intimo essere dato in pasto al pubblico?
"E' quello che gli ho detto io!" ha esclamato lei. "Ora non mi potrò mai più fidare!".
"Pensa se raccontasse di quando ti è caduto il lucida labbra nel water?!" l'ha incalzata Nella. Io e Ginoria abbiamo mascherato i singulti di risata spacciandoli per indignati conati di vomito; anche perché Rina ha strabuzzato gli occhi come se le avessero appena annunciato che sarebbe stata costretta, pena la galera, a recitare alla Scala il monologo: Io Rina e i risvolti dello stare in bagno.
Dopo essere impallidita, ha preso il cellullare sostenendo di doverla troncare al più presto quella relazione pericolosa...
L'abbiamo fermata e convinta a dare un'altra chance a Mario (sempre che lui voglia darne un'altra a lei); come è stata persuasa? Con il racconto di vicende inenarrabili...
Il padre di Ginoria ha rivelato al bar, tra un pezzetto di toma ed una fetta di salame, di aver trovato i collant della figlia sulle foglie d'insalata nell'orto e benché lei abbia spiegato di averli lavati e messi ad asciugare sul davanzale della finestra dove poi il vento se li è portati via, gli amici di suo padre vogliono essere convinti che lei abbia avuto un incontro licenzioso in quel dell'insalata.
La signora Mirka ha raccontato dalla parrucchiera di quando Rosa si è mangiata il tabacco della pipa di suo padre pensando fosse liquirizia (non è successo da molto); Nella è stata vista nel cortile dai suoi vicini con le mollette da bucato in testa al posto degli inventaricci ed io ho confessato a Joe Padella di indossare all'occorrenza le mutande contenitive.
Rina è rimasta senza parole dopodiché ha telefonato davvero a Mario, ma per dirgli di averlo perdonato, intimandogli però di non cadere di nuovo nello stesso increscioso errore.
E cosa dobbiamo fare se per Rina la propria vita privata è davvero privata e lasciarsi sfuggire ingenuamente che utilizza lo shampoo antiforfora sarebbe per lei un tradimento dal sapore cospiratorio? E d'altronde lei lo ha sempre detto di non aver mai voluto intraprendere una carriera da star cinematografica per non dover sopportare gli scatti fotografici rubati all'intimità delle sue faccende.
Spero non scopra mai che sono stata proprio io a raccontare della sua irruenza nell'uso del deodorante il cui contenitore alla fine risulta sembra smembrato in tre pezzi: tappo, barattolo e dispenser.
D'accordo pubblico anche periodicamente le sue avventure in cotesto loco... insieme a quelle delle altre amiche ma ognuno manifesta la creatività a proprio modo e lei mi vuole bene per questo...
Ohibò, mi pento... sono una pettegola! Però potrebbe nascerne una discussione sociologica :
Quando finisce l'amabile conversazione e comincia il pettegolezzo?
Se si avvisa la persona che si parlerà di lei si rientra nella rosa dei pettegoli?
E soprattutto: se per evitare di essere pettegoli parlando d'altri, si parlasse di se stessi, si eviterebbe l'onta del pettegolo per acquisire quella di egocentrico?



lunedì 7 maggio 2012

Fìdati degli amici degli amici

Rosa è andata a portare la macchina dal carrozziere, non da quello che le aveva già fatto il preventivo, bensì da quello consigliatole da Gino, un amico di Joe Padella.
Ecco la fedele cronaca dell'incontro da lei stessa riportata:
"Gino è entrato nell'officina, raccomandandomi di aspettare fuori. Dopo lunghi, interminabili minuti in cui persone dall'aspetto equivoco (dico solo che un tipastro indossava scarpe gialle di finta pelle), gigioneggiavano lì intorno, Gino è finalmente uscito scortando un individuo basso, largo, con i baffetti neri ed una croce d'oro al collo. Pareva un incrocio tra Clarke Gable dopo una doccia di meteoriti e Danny de Vito dopo aver mangiato una lavatrice. Certo, indossava una tuta da meccanico, ma non è che l'elemento mi rinfrancasse.
Mi ha salutato ammiccante: - Signorina, sono stato informato del suo incidente, spero non abbia riportato offese... -.
- Offese? Intende dire ferite? -. L'individuo ha sorriso di sghembo rivelando un dente d'oro, uno d'argento ed uno assente. Ritiro ciò che ho detto sulla somiglianza con Clarke Gable.
- No no, intendo dire proprio offese... ci siamo capiti eh?! - . Ho assunto un'espressione da ebete guardando Gino alla ricerca di un suggerimento qualunque; tempo sprecato poiché lo scellerato era avvolto da un palpabile alone di fierezza come se fosse su un podio a condividere la medaglia d'oro con il trionfatore delle Olimpiadi. Non avrei voluto fare le solite gaffe che contraddistinguono i miei incontri con lo zio Gerolamo, il quale si mangia le parole ed accompagna l'unico vocabolo comprensibile pronunciato, con un gesto della testa rotatorio, motivo per cui io non capendo mai un'emerita cistifellea, rispondo sempre sì e poi bevo qualcosa. Però, tutto sommato, se funzionava da anni con lo zio Gerolamo magari sarebbe andato bene anche con lui.
- Sì, certo, ci siamo capiti, ovvio - mi mancava solo un gin lemon per completare la scena. L'uomo ha sogghignato.
- E come si è giustificata? -. Miseria! Sempre più difficile! Ma che razza di domanda era?! Cosa avrei dovuto rispondere?! Da Gino ancora nessun aggancio di salvataggio, continuava a sembrare un'adolescente ad un concerto di Luis Miguel quando cantava: Noi, ragazzi di oggi...
- Ero in sfogo paturnioso al cellullare ed ho centrato la macchina di mio padre con questa che non è la mia -.
L'espressione del tipastro ha mandato bagliori aurei, poi ha buttato la testa indietro in un'invidiabilissima mossa Carràiana . I radi capelli del ciuffo si sono posati sulla nuca in concomitanza con lo spegnersi dei singulti riderecci in una perfetta coreografia.
- Ho sempre ritenuto che le donne hanno un cervello in più -. Il complimento per lui che avevo sulle labbra si è spento a causa dell'indugiare del suo occhio sciacallico sul mio personale, come direbbe la fine Jane Austen. Mi chiedo dove ritenga io abbia il secondo cervello.
Morale: ha sostenuto di potermi fare un bel lavoretto ed io, che ingenuamente lo stavo per ringraziare, sono stata gelata dalle risatone dei due imbecilli davanti a me. Una volta compreso ci potesse essere un doppio senso li ho freddati con il mio sguardo surgelizzante e salita in macchina ho messo in moto fingendo di volerli investire. L'ammirazione dei due è stata tangibile. L'individuo mi ha gridato la cifra richiesta per il lavoretto... alla macchina ed io ho ribattuto: - E non un centesimo in più! -.
Avrei davvero voluto rifiutare ma mi ha chiesto la metà di quanto preventivato dall'altro carrozziere.
E' questo che della crisi non si può più tollerare: non tanto l'adattarsi ad accettare qualunque condizione lavorativa pur di essere stipendiati ma piuttosto di dover spendere i soldi presso individui della fattispecie per non rischiare di restare a bocca asciutta davanti alle bollette.
Comunque il losco individuo mi ha fatto avere a casa un omaggio: dei buoni pranzo/cena nella sua (pure!) e del figlio pizzeria: la SgommaPizza, di Prano e Pruno Pranelli.
Vabbé dai, se non altro il tentativo di essere gentile lo ha fatto... o vuole farmi conoscere il figlio?".
Noi amiche abbiamo intenzione di accompagnarla alla SgommaPizza, non vediamo l'ora di conoscerli questi personaggi. Nella ha suggerito di portare anche Gino che così crea l'atmosfera giusta.


giovedì 3 maggio 2012

Metti un po' di disattenzione e...

Rosa era mortificata, non sapeva più che parole usare per scusarsi ed abbiamo dovuto impedirle di continuare poiché era sfociata in un monologo fanta-fashion con scivolate nel trash ("Mi prostro ai tuoi maschili piedi per testimoniare la mia immensa pena"; "Manigoldo il destino a farmi bersaglio di così alta colpa"; "L'eco della mia empietà martella i miei due emisferi cervelloidi", no non stava scherzando, aveva persino gli occhi lucidi).
Ah si! Il motivo: ha preso in prestito la macchina di Mario, il fidanzato di Rina e ha centrato quella del proprio padre mentre usciva dal cortile dopo pranzo, facendo la retro.
Quando è successo era al telefono con Ginoria e la stava ragguagliando su tutte le problematiche correnti: il lavoro trovato da poco - grazie ad un capo musical simpatizzante - denso di straordinari eppure sempre ondeggiante nel clima tempestoso della crisi, un mezzo uomo, non nel senso di hobbit ma di incognita, conosciuto proprio sul posto di lavoro, pessimo affare, dai comportamenti ambigui (ammiccamenti, tallonamenti in ascensore, sms di buongiorno e buonanotte e poi nemmeno uno straccio di invito per un caffé alla macchinetta) che la stanno facendo rantolare negli interrogativi, infine le difficoltà economiche del mantenere una casa con uno stipendio gnomico.
Insomma, presa dal vortice delle magagne, con una sola, magistrale manovra, ha bocciato due macchine, nessuna delle due, sua. Essendo una donna pratica ha schematizzato la situazione: 1) l'auto del padre non era da considerarsi (lui non ha avuto lo stesso pensiero recriminando sul danno con un tovagliolo legato al collo, dopotutto stava ancora pranzando quando il fattaccio è accaduto, invece sua moglie, la signora Mirka, si è subito coalizzata con la figlia dichiarandosi convinta che tanto l'avrebbe bocciata lui di lì ad un paio di giorni massimo al ritorno dall'osteria, la chiama ancora così, dopo aver perso l'ennesima partita di briscola);
2) il danno doveva essere valutato immediatamente così si è recata alla carrozzeria più vicina per farsi fare un preventivo, dopo il quale è andata a lavorare con l'umore denso di cianuro.
Alla sera ha guidato la povera auto fino alla casa di Rina dove Mario l'attendeva e lì davanti a lui si è sgretolata, sempre Rosa non la macchina, in miliardi di scuse del tenore di cui sopra.
Mario, dapprima dispiaciuto per l'accaduto, ha commutato la tristezza in esuberanza quasi vinaiola, direi, per sfuggire al drammatico mea culpa di Rosa.
Il povero ragazzo ha persino ammesso di aver pensato lui stesso a procurare qualche bollo alla propria auto per darle un'aria un po' più Contea di Hazzard ed è praticamente corso via gracchiando il motivo del clacson del Generale Lee.
Rina, dal canto suo, ha cercato di convincere l'amica a dividere la spesa con Ginoria, rea di essere stata al telefono con lei durante il perfido evento. Almeno questo non l'ha fatto, per fortuna.
Che dire, quel che è bene finisce con uno stipendio e mezzo al carrozziere e l'unico elemento positivo della giornata è stata la domanda pertinente, per una volta, della signora Mirka: "Ma come faceva lo zio Iessi a mantenere il Boh e lo Luche?" (Jesse, Bo e Luke, per i non avvezzi alle involontarie manipolazioni linguistiche old generazionali con influssi dialettali locali).