giovedì 4 dicembre 2014

Leggimi

Quale donna non ama o non ha amato Mr. Darcy? 
Quale fanciulla non ha mal sopportato la piagnucolosa Signora Bennet (magari cogliendo perverse somiglianze con la propria madre... ) o non ha voluto bene a Jane o non si è spazientita di fronte alla sciocca superficialità di Lydia, la Bennet più piccola che è anche la prima a sposarsi avendo ceduto al fascino dell'ignobile Mr. Wickham?
Beh, credo tutte. Io di certo. Elizabeth Bennet è una delle figure letterarie femminili che più amo.
Lei ed il suo mondo mi hanno sempre affascinata. Vorrei poter trascorrere una giornata tipo della famiglia Bennet, a Longbourn House per respirare quell'atmosfera di inizio ottocento: un padre un tantino scostante che si rinchiude nello studio per sfuggire ai capricci di una moglie il cui unico scopo nella vita è maritare le figlie con possibilmente ricchi gentiluomini, cinque sorelle (di cui tre piuttosto sciocche) che, in attesa dell'agognato matrimonio (siamo sicure che si stia parlando di inizio ottocento?), spendono le proprie giornate tra passeggiate, ricami e balli.
Già, una giornata forse la potrei reggere, se escludiamo il ricamo. Però non mi dispiacerebbe perlustrare la campagna inglese, sorseggiare un buon tè in un salotto nel cui camino scoppietta un allegro fuocherello, servita da un maggiordomo o da una cameriera (incredibile quanto per alcuni la vita non sia cambiata... ).
Dicevo, cameriere... Oh sì! Persone che ti rassettano la stanza, pensano al tuo bucato, ti aiutano a vestirti, ti sistemano i capelli, lavano, stendono, cucinano, servono a tavola... sì insomma si sostituiscono a te solo nelle questioni tediose, laboriose e scomode. Paradiso per i padroni, inferno per i domestici.
La scrittrice Jo Baker, inglese del Lancashire, ha voluto rischiarare gli ambienti umidi e bui, le cucine, le stalle, i cortili in cui proprio i domestici, i personaggi invisibili eppure indispensabili a Longbourn House, si muovevano.
Come sarebbe stata la vita della famiglia Bennet senza la governante, la Signora Hill, ottima cuoca, magistrale organizzatrice della cucina, educatrice delle cameriere più giovani, infermiera e consolatrice della Signora Bennet sempre in balia dei propri piagnucolii?
Cosa avrebbero fatto le signorine Bennet senza le cameriere personali che anticipavano i loro bisogni e desideri, che cucivano orpelli su vestiti e scarpette da ballo, che realizzavano le loro acconciature e svuotavano i loro vasi da notte?
Certo, la vita ai piani bassi manca del romanticismo di quelli alti ma non per questo la storia è meno piacevole, almeno per noi lettrici. Per chi quella vita la faceva davvero... la visuale cambia.
Notti gelide in soffitte e stalle, fuochi da accendere, pasti da preparare, scarpe da pulire, ospiti da ricevere, biglietti da consegnare, ordini da svolgere.
Lo so, la paura di voi super fanciulle adoranti Orgoglio e Pregiudizio è che, apprendendo questa diversa realtà, l'immagine dorata di Elizabeth stretta al braccio di Mr. Darcy, possa annerirsi e sciuparsi; era il mio stesso timore mentre acquistavo il libro: "Longbourn House", appunto di Jo Baker, Einaudi, ma fortunatamente l'incantesimo non si è spezzato, almeno per me.
Nel libro ho ritrovato le mie affezionate conoscenze, la mia amica del cuore Elizabeth che resta perfetta in qualunque contesto poiché l'originale Austeniano è marchiato a fuoco nel mio cuore e qualunque altra descrizione può essere apprezzabile o detestabile ma resta pur sempre un'imitazione.
E poi i protagonisti sono loro, i domestici con crucci, sentimenti, opinioni, storie d'amore.
Ho letto il libro tutto d'un fiato per la nostalgia che avevo di Longbourn, l'eccitazione di poter spiare la casa da un'altra angolazione, l'apprendimento di nuovi particolari circa la vita dell'epoca, all'interno di residenze signorili o case più modeste o in un contesto storico più ampio in cui l'Inghilterra era schierata contro Napoleone.
Ragazze, non fatevi spaventare, ve lo consiglio, è un'ottima lettura.
E se lo dico io... vabbé dai! Accontentatevi!



Longbourn House