domenica 29 gennaio 2012

Meglio una macchina lercia che...

La mitica Nella che, a proprio giudizio ritiene di essere una stella nel firmamento delle Fai-brillare-la-tua-auto-con-la-cera, ha pensato di dover intervenire sul mezzo a quattro ruote di Ginoria, la quale invece avendo una definizione precisa della macchina in generale: "Pomposa scatola a motore su ruote", riesce a guidarla fintanto che la patina, o meglio il piumone di lordura le sia ben arrotolato intorno (vale a dire quando il parabrezza sembra essere la maschera di Zorro senza fessure per gli occhi).
Fortunatamente la trasandatezza vale solo per l'esterno, Ginoria ha cura per gli interni poiché ci si deve sedere e pretende un ambiente igienicamente sano. Ho già parlato delle stranezze altrui...
Dunque, Nella, la Ghostbuster delle polveri sottili depositate su auto, si è sentita in dovere di intervenire di fronte alla raccapricciante visione del mezzo di Ginoria.
Peccato fosse troppo anche per lei... alla fine ha dovuto rivolgersi niente di meno che all'autolavaggio! Che oltraggio! (Rima baciata).
Mentre Ginoria recriminava sul fatto di dover spendere addirittura dei soldi per quella vanitosa senza motivo della sua auto, Nella si era messa un parruccone biondo per celare la propria identità: va bene aiutare un'amica, anzi in questo caso salvarla dal pubblico ludibrio (e dall'arresto aggiungerei io), ma essere associata per colpa sua alla sporcizia, ehnnò eh!
Così, l'ometto dell'autolavaggio, trasecolato di fronte a donna immusonita palesemente ostile (chissà poi perché, mah! Le femmine!) e a preoccupante finto-ricciolona bionda, si è buttato a testa bassa sul suo lavoro ostico, riportare alla luce la carrozzeria.
Sembra che alla fine l'eroe ce l'abbia fatta anche se il colpo della strega (no, non sto parlando né di Ginoria, né di Nella) lo abbia costretto a casa prima dell'orario di chiusura.
E' già nata la leggenda su quanto Ginoria abbia dovuto sborsare, ci sono versioni contrastanti, però si mormora che abbia staccato un assegno...
A cena, a casa mia, dopo questo racconto, non ho potuto fare altro che prenotarmi per la prossima seduta di autolavaggio poiché vorrei provare anch'io la parrucca.
Rosa invece, sì un'altra imperdibile amica, al termine di tutta quanta la storia ha posto una domanda:
"Perché un tempo gli uomini colpiti all'inguine gridavano: Tradimento!?".
Quale sia stato il ragionamento che l'ha portata al quesito non è dato saperlo, ma va bene così.

venerdì 27 gennaio 2012

Tuffo nella favola

“Siete gentili a rispettare le nostre regole ma non siete obbligati a farlo, dopotutto non è il vostro mondo questo. Noi siamo onorati che abbiate accettato di vederci”. Parlò ancora il Floxema alla loro destra.
“Mmh”, cominciò Arturo a disagio nonostante la gentilezza della creatura, “siamo onorati noi… siamo qui senza aver fatto richiesta di udienza” disse guardandola a scatti.
“In tempi oscuri come questi non hanno importanza le convenzioni” disse finalmente il Floxema a sinistra.
“Questo è vero, ma c’è n’è almeno una che dobbiamo rispettare ora” tornò a parlare l’altro. “Non possiamo sottrarci alle presentazioni”. I miti occhi giallo verdi espressero cortesia e dolcezza. “Io sono Sàspita e lui è Alsequor. Siamo i Nogi, cioè gli anziani della nostra stirpe”. Il Floxema si curvò verso Arturo che era il più vicino allungando il braccio nodoso. Il ragazzino rimase colpito dal gesto della creatura; doveva essere una specie di regina per i Floxemi, eppure gli stava offrendo la mano da stringere come chiunque altro. Migliaia di filamenti, come vasi capillari, modellavano il suo volto, nervature avviluppate davano vita al suo corpo, capelli di erba, in parte fissati in ciocche sul capo dagli aghi di pino, scendevano accumulandosi in soffici onde ai suoi piedi. Arturo chiuse le proprie dita attorno alle radici della sua mano e sussultò sentendola calda! Incredibile! Nei precedenti rocamboleschi incontri con i Floxemi non se ne era nemmeno reso conto. Rimase scioccato e per la prima volta capì davvero il significato delle parole di Corbeglia. Corteccia anziché pelle, linfa anziché sangue… crescono, si nutrono, vivono come noi….

Da Toried, Elisa Fornara, Edigiò Editore

mercoledì 25 gennaio 2012

Percezioni

C’era davvero ogni sorta di cose, mobili, tappeti sgualciti, giocattoli, ombrelli, vestiti, libri, tazzine di ceramica, catene arrugginite, fiori secchi in cestini di paglia intrecciata… forse si trattava di un  vecchio negozio di antiquariato che non avendo goduto di gran fortuna era stato abbandonato con tutto il suo contenuto! Allora che cosa non andava?
Guardando quegli oggetti la donna aveva l’impressione di ricevere dei segnali, come se delle piccole onde si propagassero da ognuno di essi e stimolassero la mente di colui che li osservava. Non riusciva a capacitarsi di quello che le stava accadendo dentro; a tratti le pareva di essere felice, ma subito dopo sentiva una  reale angoscia stringerle la gola, poi le labbra si piegavano in un sorriso che un secondo più tardi si trasformava in una smorfia di dolore, come se qualcuno le stesse davvero facendo del male fisico.
E’ mai possibile una cosa simile? Portandosi le mani alle tempie scosse la testa cercando di allontanare qualunque sensazione estranea, si perché almeno di ciò era assolutamente sicura: ogni singola percezione assimilata in quel momento, in quel luogo non faceva parte di sé, né del suo corpo, né della sua mente; si sentiva come una spugna usata per assorbire tanti tipi di liquidi diversi dallo sciroppo di fragole all’acido cloridrico. Non aveva mai provato nulla di così piacevole e devastante al tempo stesso.

venerdì 20 gennaio 2012

Percezioni

Ma cosa diavolo ci faceva lì? Pochi minuti prima si trovava sulla strada che l’avrebbe condotta alla stazione ferroviaria ed ora stava fissando una porta che non aveva mai visto prima e per di più in un posto tutt’altro che raccomandabile!
Era stata una sensazione improvvisa, un impulso irragionevole che l’aveva condotta fin lì, come il burattinaio tira i fili delle marionette facendole muovere o ballare all’occasione. Le gocce di pioggia scendevano sulle cassette di legno accatastate a lato della strada fangosa, sui bidoni della spazzatura dall’altra parte e sui mucchi di vecchi giornali ormai zuppi che vi giacevano accanto. Le finestre dei palazzi di mattoni erano occluse dalle inferriate ed i loro vetri erano così luridi che neanche il più ardito tra i curiosi sarebbe riuscito a sbirciarvi dentro.
La luce grigia della giornata abbracciava tutto questo e, a dire il vero, non ci si poteva immaginare quel luogo diverso da come appariva; era come una briciola di mondo isolata da tutto il resto pur essendone nel bel mezzo!
Forse sto sognando, mi sto immaginando tutto… deve essere per forza così, altrimenti che cosa ci farei qui? Eppure non voglio andarmene… sento che devo rimanere, devo vedere… sapere… ma che cosa?
La giovane donna osservò la porta davanti a sé. Il legno era inciso da profonde crepe ed era in più parti intaccato dalla muffa, parevano i segni di un volto ormai sfiorito, vittima del tempo e della vita; pose una mano sulla sua superficie ruvida e spinse leggermente. La porta si mosse appena, allora facendosi più coraggio si appoggiò ad essa con tutto il suo peso e finalmente questa si aprì emettendo un suono molto simile al belato di una pecora. Fece un passo in avanti, scese un gradino e si trovò in una stanza in penombra. Un forte odore di polvere la colpì subito, ma non era solo quello, una miriade di altri odori e profumi erano ad esso uniti, peccato fosse impossibile cercare di distinguerli… beh, forse riusciva a captare qualcosa che assomigliava all’odore pungente della vernice o forse aleggiava una fragranza di erbe… a tratti pareva persino assalita da un puzzo disgustoso.
Gli occhi cominciavano ad abituarsi alla semioscurità; la stanza era piena zeppa di oggetti.

Beata gioventù

Per fortuna esistono i bambini! Quando trascorro un po' di tempo con loro mi sembra di riossigenare il cervello perchè dalla testa scompare finalmente la foschia delle preoccupazioni ed il sole splende grazie alle argomentazioni proposte, alle domande curiose, alle espressioni meravigliate.
Ho avuto la fortuna di presentare il mio libro in alcune scuole elementari ed il riscontro è stato davvero incoraggiante.
"Perché Arturo è sempre spettinato?", "A quale personaggio tu assomigli di più?", "Ma faranno il film?", "I genitori lo sanno che i ragazzini vanno a Toried?" e così via. Mi hanno incantata.
Qualcuno ha insistito per sapere come mai proprio quelli dovevano essere i protagonisti e la maestra ha sorriso maternamente spiegandomi che per alcuni è difficile accettare di non essere stati scelti loro per quell'avventura!
Rina mi ha detto di non esserne troppo lusingata poiché dimostra solo che i piccoli siano spostati almeno quanto me e la mia mania per troll ed affini (esseri pelosi e brutti in modo imbarazzante secondo lei).
Quando invece mi sono mostrata orgogliosa del fatto che anche i restii alla lettura siano entrati in confidenza con il libro, Ginoria mi ha ricordato che non basta pronunciare la parola libro per ritenersi soddisfatti, bisogna prima considerare il valore del suo contenuto... insomma, meno male che ci sono le amiche!
Ma io non mi faccio abbattere! I bambini fanno domande pertinenti, mancano di malizia e si entusiasmano per poco, in pratica comprendono la vita molto meglio degli adulti:)
E perchè non ricordarlo qualche volta? Perché non ricordare che un tempo era così anche per noi? Per quanto fantascientifico possa sembrare è esistito un periodo nel quale solo l'idea di un pomeriggio di giochi o di un gelato a fine pasto carburavano il buonumore per almeno un mese!
Ragazzi, è tempo di rileggere: Le Avventure di Tom Sawyer!

domenica 15 gennaio 2012

Who is the owner?

Our lives are too busy and we are stressed ... ok people already know it and I didn't said anything new but...
Yesterday I was on a bus and there was a young lady with a child who asked the driver if she had time to go to the toilet at the bus station before the bus left. The driver said yes but after a while I saw her panic-stricken (with the child in her arms) chasing another bus which had just left! The driver blown the horn to call her back.
My friend Nella walked through all the town to reach a car park to remember she had parked her car close to the place she was before.
Rina, another friend, rang several times her father's door bell (early in the morning) thinking to be locked out to discover she had the key in her hand...
And I could go on with similar examples: I tried for a while to switch on my tv using the mobile phone...
Our heads are full of past-present-future thoughts, past-present-future actions; what we have already done, what we have to do, what we have to foresee... yes because we don't want to be unprepared! So many things to organize! We have computer perfection but maybe we tend to forget we aren't perfect ourselves and we never will be (personally I'm very doubtful about computer too!).
So, at the end, are we the owners of our modern lives or is it our modern lives that own us?
Ok, I think I'll stop my reflection about it looking at something relaxing.
And stop running world too for a moment, please!

venerdì 13 gennaio 2012

Non proprio elementare...

In effetti non lo dice mai Robert Downey Jr nei panni del mio investigatore preferito, Sherlock Holmes.
Già, non viene mai pronunciata l'arcifamosa frase: "Elementare, Watson!", anche perchè di elementare in tutta la faccenda c'è poco ma di deducibile c'è tutto!
Sì perché lui Osserva, Registra, Deduce e ci Azzecca sempre. Insieme all'inseparabile Watson (Jude Law, però... Watson, vecchio mio ti è andata proprio bene, anzichè imbruttirti con l'andare del tempo, ti sei fatto proprio un bell'ometto! Tu e Sherlock li portate bene quei 120 anni circa e noi donne ce ne compiacciamo, magari siamo anche un tantino invidiose...), l'investigatore eccelle nella lotta, si mimetizza con i travestimenti, inventa, sperimenta ma soprattutto prevede, è sempre un passo avanti perché legge le persone come fossero libri e traduce persino i tipi più difficili come il professor Moriarty, l'unico in grado di tenergli testa.
Così nel nuovo film di Guy Ritchie, Gioco di ombre, lo spettatore si gusta l'elaborazione dei ragionamenti deduttivi, sorseggia le battute argute, si sazia delle rocambolesche avventure.
Sì, non mi lamento, giudizio positivo anche se ho trascorso quasi tutto il tempo a chiedermi se mi stesse piacendo; il finale però mi ha convinta che sì era stato ok, è bastato un semplice punto interrogativo a decretare un sorriso anzichè una smorfia. A volte è un dettaglio a fare la differenza e a me è piaciuto così. Ad ognuno le proprie stranezze.
Comunque evviva Sir Arthur Conan Doyle, la vera mente, perché troppo spesso esaltiamo i nostri eroi dimenticando i loro creatori. Niente Arthur, niente Sherlock. Ero una ragazzina quando leggevo a scuola: Il mastino dei Baskerville e ne restavo avviluppata e successivamente compravo: Le avventure di Sherlock Holmes sparendo tra le sue pagine fino a ritrovarmi nello studio di Baker Street.
Rapita dal fascino della deduzione, forse perchè è un dono di cui scarseggio... può essere, dopotutto la razionalità così raccontata piace anche ai sognatori.

Locandina Sherlock Holmes - Gioco di ombre                                                                  
Da Mymovie                        
                                                                             Da Google immagini