martedì 16 ottobre 2012

Percezioni

La mano della donna cominciò ad allentarsi, le palpebre si rilassarono sugli occhi velati da una miopia senile; sembrava un valoroso generale che rassegnatosi dolorosamente all’idea della sconfitta meditasse sul modo di far risparmiare i soldati ancora vivi. Voltò la testa verso la finestra e per un lungo istante non disse nulla. Senza alzare gli occhi fece un passo indietro verso la poltrona lasciando che la nuora l’aiutasse a sedersi.
L’intrusa seduta su una vecchia poltrona di sbiadito velluto azzurro in una stanza nascosta agli occhi del mondo sentì una lacrima rotolarle lungo la guancia; da un tempo imprecisato il suo corpo aveva preso a dolerle, come se fosse invecchiato all’improvviso, come se le ossa fossero troppo deboli per poterlo sostenere; le spalle incurvate, il mento chino sul petto, la forza giovanile sostituita dalla stanchezza della vecchiaia.
Margareth si inginocchiò di fronte a lei, le mani allacciate ai braccioli: “Non lascerò che i commenti malevoli di qualche stupido damerino offeso da mio marito distruggano la vita di mio figlio… ”.
Negli occhi stanchi della suocera apparve un lampo di divertimento: “Gli stupidi damerini fanno parte del mondo a cui appartieni. Non ho desiderio di approfondire oltre l’argomento. Hai detto una cosa vera che conta più di tutto il resto, amo Gregory come se fosse mio”. L’anziana signora abbassò il capo verso la nuora: “Ho trascorso molto tempo a cullarlo seduta su questa stessa poltrona, sono stati i momenti più sereni delle mie giornate di allora; non esiste gioia più grande dell’amare una creatura che ti ricambia incondizionatamente solo perché intuisce il tuo affetto”.

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