venerdì 14 dicembre 2018

Pre-Natale



Natale con i tuoi… perché? Chi l’ha deciso? I tuoi li vedi tutto l’anno, puoi anche farne a meno per qualche giorno, no? No.

Qualche tempo prima

Io e le mie amiche dopo una serata da Joe Padella (balli, aperitivi, risate sguaiate, aperitivi, chiacchiere, aperitivi) avevamo preso la coraggiosissima decisione di trascorrere le festività solo tra di noi, lontane da famiglie, case e problemi. Sì perché è inutile negarlo, al pranzo di Natale cosa ci sarebbe da condividere, a parte il menù fiabesco (che si trasforma in grottesco quando al termine devi far transitare il caffè in gola in attesa che si liberi un posto nello stomaco) se non le disgrazie personali: il lavoro risucchiante, lo stipendio inadeguato alla vita, il governo del momento inadeguato al paese, le persone inadeguate a se stesse, ai familiari, alla società, al pianeta. Il tutto senza guardare il telegiornale perché se lo guardi… beh, addio posto nello stomaco in toto.
Dunque Rina infervorata dal terzo mojito, sì preferisco utilizzare il termine infervorata, ha espresso la propria opinione in merito alle feste come periodo di serenità e di raccoglimento familiare…
“Si raccolognoraccollgono i cetrioli, le zucchine, le banane, il cotone ma non le faminlie! Le familie devono essere libbere, le donne devono esserlo, proprio a Natel... Natale… cosa c’è di più bello della liberttà!”. Noi abbiamo applaudito seguite da altre rappresentanti del gentil sesso, così entusiaste di aver terminato la giornata lavorativa, che avrebbero encomiato anche il cagnolino di Joe Padella se fosse entrato in quel momento.
“IononpossotollerareunaltroannoconlozioPedrochemichiedequantichilihomessodalNataleprecedente!” ha sbottato Rosa. Traduco: Io non posso tollerare un altro anno con lo zio Pedro che mi chiede quanti chili ho messo dal Natale precedente. “E poi”, più calma, “zia Gisella che scarica nel mio piatto qualunque forma commestibile avanzata perché niente deve essere buttato. E io non avrei niente da dire se non fossi l’unica avatar del bidone dell’immondizia”.
“Almeno tu riesci a gustare qualcosa”, ha incalzato Ginoria, “mia madre toglie i piatti mentre stiamo ancora mangiando e quando alla fine, circa mezz’ora dopo l’inizio del pranzo, si siede soddisfatta davanti al tavolo tirato a lucido, con il profumo di detersivo dei piatti nell’aria, il resto di noi si sente assolutamente sazio… di aria”.
Rosa ha continuato deprecando l’abitudine della propria madre, la signora Mirka, di infierire dolcemente sulla sua condizione di ragazza matura matura matura (ogni anno aumenta il numero di mature) cantandolo sulle note di Astro del ciel… “Dico solo che al posto di pargol divin lei ci mette figlia birichin… e risparmio il resto”.
Io ho lamentato il fatto di sentirmi stanca a Natale come un somaro che ha trasportato carichi e carichi di bisacce per tutto l’anno e desidererebbe soltanto un posto al calduccio per dormire qualche giorno di fila senza dover scambiare nemmeno il buongiorno con qualcuno.
Insomma, il sunto della serata è stato: Stop alla costrizione, inizia la rivoluzione!
Sapevamo ci sarebbero state delle conseguenze.