venerdì 15 giugno 2012

Percezioni

Volti arcigni scrutarono il suo passaggio lungo la galleria del primo piano; occhi infossati sotto sopracciglia arcuate, pelli grinzose, fronti corrugate; era austerità quella che impregnava l’aria? Sì,  ma non solo… fredda nobiltà e disprezzo sgusciavano fuori dagli antichi ritratti e serpeggiavano lungo le pareti. Gli innocenti ospiti rimanevano sempre colpiti da quello spettacolo, un vago senso di panico claustrofobico velocizzava le visite in quella parte della casa e solo un bicchierino di sherry nella ben più accogliente sala del pian terreno riusciva ad assopire le spiacevoli sensazioni.   Margareth, nonostante fossero passati anni, non era ancora riuscita ad abituarsi a quel luogo tetro, cercava di attraversarlo il più velocemente possibile ed ogni volta sentiva un formicolio risalirle la spina dorsale. Quella sera, dopo molto tempo, voci ancestrali tornarono a tormentarla, sussurri lontani... Chi sei? Perché sei qui? Non è la tua casa…
Giunta alla porta della sua camera allungò una mano per afferrare la maniglia ma questa si abbassò prima di poterla toccare, la porta si aprì verso l’interno.
“Lady Carvorn che cosa fate qui?”  quasi gridò dalla sorpresa.
“Entra cara, dobbiamo parlare”. Appoggiandosi a un bastone l’anziana donna si trascinò faticosamente verso un’elegante poltrona rivestita di velluto azzurro ed aggrappandosi ai braccioli di ferro battuto si lasciò cadere in essa. Nello stesso istante l’intrusa che si trovava all’interno di una vecchia stanza abbandonata in chissà quale tempo o dimensione, sentì il proprio corpo vibrare come percorso da una scarica di energia elettrica.
La luce si stava affievolendo con il calar della sera, raggi rosati scomparivano tra le pieghe del vestito di raso nero, ciuffi di luce opaca si rincorrevano tra i ricami della sua cuffietta di pizzo; così seduta con i gomiti lungo i braccioli, le spalle erette contro lo schienale, i capelli bianchi raccolti in un’elaborata acconciatura sotto la cuffia sembrava un’austera regina sul suo trono. Se un pittore l’avesse dipinta così com’era in quel momento, il suo ritratto avrebbe trovato un posto più adatto nella torva galleria insieme ai suoi avi.




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