martedì 22 dicembre 2015

I libri suscitano pensieri!

Cosa succederebbe se una banca, qualcosa tipo la Banca Aurea, comprasse tutte le altre banche e si mettesse, dallo spazio, a governare il mondo?
E fin qui, l'evento resta ipotetico.
Cosa succederebbe se il tempo fosse calcolato solo in base ai profitti che se ne traggono e gli adulti si identificassero nel proprio lavoro?
HMM...hmm...
Qui invece siamo nel meno ipotetico.

Ecco, allora, per scoprirlo, un consiglio al volo:

"La folle biblioteca di nonna Huld", di Thorarinn Leifsson, brillante autore islandese, Salani editore.

La folle biblioteca di nonna Huld

Per bambini e grandi, un regalo di Natale.
ATTENZIONE!
SUSCITA PENSIERI E PERSINO RAGIONAMENTI!


venerdì 3 luglio 2015

La sana curiosità dell'infanzia

Calpurnia Virginia Tate, un nome importante per una ragazzina di undici anni e lo è in effetti visto che la fanciulla appartiene ad una benestante famiglia di proprietari terrieri.
Sembrerebbe una situazione idilliaca se non fosse che Calpurnia risulti essere la sola femmina in una nidiata di sette figli e che si ritrovi a vivere in un periodo non troppo innovativo per il gentil sesso, 1899, in una cittadina sperduta del Texas, Fentress.
La ragazzina è vivace, intelligente, inventiva e curiosa, non proprio le qualità che la madre assocerebbe alla figura di padrona di casa, quale dovrà diventare la figlia. Per il ruolo si adatterebbero meglio parole quali: compostezza, sobrietà, doti organizzative, disciplina.
E qui cominciano i guai perché Calpurnia a undici anni non ne vuole sapere di chiudersi in casa a suonare il pianoforte, lavorare a maglia, cucinare. Esattamente le mansioni alle quali è costretta ogni giorno. Almeno fino a quando la fanciulla non sgattaiola in mezzo alla natura strisciando tra agglomerati di rovi, seguendo piste di cervi, nuotando nel fiume con il viso rivolto al cielo.
La curiosità di Calpurnia, la sete di conoscenza per il mondo circostante la spinge persino ad avvicinarsi al drago, vale a dire al nonno, un tipo solitario ed eccentrico; l’uomo, dopo aver passato l’azienda di famiglia al figlio, da anni si dedica completamente alle proprie peregrinazioni scientifiche, sia pratiche, quando esplora il ricco paesaggio intorno a sé, quando resta chiuso nel proprio laboratorio a fare esperimenti, tipo il ricavare un discreto liquore dalle noci pecan (ci proverà a lungo), sia mentali quando se ne sta in biblioteca con il naso affondato nei tomi scientifici.
Calpurnia trova nel nonno un tesoro, un maestro. Con lui comincia a condividere il piacere per la conoscenza, trova risposte alle proprie domande, scopre persino un nuovo tipo di pianta a cui verrà dato il nome della famiglia Tate.
Nonostante ciò a Calpurnia non verrà riconosciuto particolare merito in ambito familiare. La sua lotta per l’indipendenza è solo all’inizio.
La predisposizione per la scienza la pungolerà verso nuovi orizzonti, verso nuove sfide: una ragazza all’università? Diventare veterinaria?
Mah. Per il momento Calpurnia continua a far suo il motto del nonno per cui ogni momento in cui niente di nuovo viene appreso, è un momento sprecato.
Due libri spassosi, coinvolgenti. La bravissima autrice, Jacqueline Kelly, con i suoi personaggi e la sua incantevole storia mi ha fatto rivivere l’atmosfera dei grandi classici, da Piccole Donne al Giardino Segreto, a Pollyanna.



" L'evoluzione di Calpurnia" e il: "Il mondo curioso di Calpurnia", Jacqueline Kelly, Salani Editore.



venerdì 29 maggio 2015

Youth

Gioventù/Giovinezza: periodo tra l’adolescenza e la virilità (così dice il dizionario ma mi sembra un tantino maschilista).
Comunque, la definizione è stringata e non parla di tutto il resto, tipo dell’energia degli anni verdi oppure delle emozioni. Ok, qualcuno a questo punto esclamerà: stop! Le emozioni presenziano a tutte le età, fortunatamente quelle non invecchiano. Sì, sono d’accordo ma credo di non essere smentita se affermo che anch’esse variano, maturano, evolvono. Non è detto infatti che a settanta o a ottant’anni non si provi con maggiore intensità o con sfumature diverse, inusuali.
Certo ci sono momenti in cui si possono assopire, magari alle svolte della propria vita, ai traguardi, il diabolico riposo dopo una vita di lavoro, il termine di una carriera, quando ti accorgi di non essere più adolescente e magari neanche poi più tanto virile, includendo nel termine la voglia di vivere.
Difficile dire addio a quel periodo, anche solo arrivederci in realtà. Lì le emozioni o sbottano o si autocensurano.
L’equilibrio si ritrova. Il modo in cui ritrovarlo è soggettivo, puntando solo su se stessi, accettando l’aiuto emotivo di altri, camminando sulla corda o saltando giù.
Nessuno può giudicare il metodo. Ritrovare le emozioni, dunque i ricordi, il filo della matassa della vita che ti ha momentaneamente spodestato è tuo compito, solo tuo.  
E non importa nemmeno dove ti trovi, è una responsabilità che ti spetta persino in un albergo di lusso sulle Alpi svizzere, durante un massaggio relax, immerso nell’acqua termale, in compagnia di attori famosi o persino di Miss Universo.
Ho visto Youth – La Giovinezza, di Sorrentino.
Filosofia, riflessione, tristezza, commozione.
Bravura 

mercoledì 22 aprile 2015

Buona Giornata della Terra

La pianura rappresentava un mare colorato di creature che fremeva per incitare i propri concorrenti. Questi erano in fila davanti alla dimora di Ogahm e Rhuna. Vi era un rappresentante per ogni stirpe; eccezionalmente anche un Anthidar aveva deciso di gareggiare: Hyantog. Emilio ed Arturo lo avevano affiancato come due guardie del corpo, ma non avevano un’aria molto protettiva. Il povero Hyantog, con un’espressione sorpresa, non riusciva a spiegarsi gli sguardi di sfida che i due ragazzi indirizzavano solo a lui e non agli altri partecipanti. Di fronte a loro si innalzò da terra un muretto di Telluri alti quanto Nani Boschivi ed al centro si materializzò Retra. Le vesti incorporee di Riaa fluttuavano nell’aria ed in essa si confondevano tanto che a volte sembrava di vederla in un punto del cielo molto lontano ed altre a pochi centimetri dalle teste delle creature riunite nella folla; Ongua con il corpo d’acqua mormorante, a forma di stella, era sospesa proprio sopra il Fiume Sbocciato ed Igfus, come un secondo sole, sceso per l’occasione dal cielo, dove risplendeva il suo gemello, scoppiettava accanto alle fiaccole accese dai Floxemi tutt’intorno al perimetro della dimora di Saggi. Risultava ancora miracoloso per i ragazzi vedere con quanta disinvoltura delle creature di legno, radici e foglie, potessero maneggiare il fuoco.
I nitriti melodiosi dei Cuvtan parvero gettare un incantesimo benefico sulla giornata. Pareva quasi che la chioma celeste di Rhuna si fosse ingigantita fino a sostituire il cielo stesso. In quel momento Arturo pensò di sentire scivolare la magia su di sé, sul proprio corpo, sul proprio viso. La volta celeste gli apparve come un grande lago dalle acque così limpide da potervi intravedere il fondo anche se era molto molto profondo tanto che Arturo ebbe la sensazione di cogliere lo scintillio intermittente delle stelle. Cosa stava succedendo? Il Fiume Sbocciato aveva preso il posto del cielo? Le stelle in realtà erano le Alsee ondeggianti nell’acqua? Gli sembrò quasi di essere in una Culla dei Due Laghi senza pareti. Arturo si accorse che Corinna, Dino ed Emilio lo stavano guardando. Seppe, dalla luce nei loro occhi, che percepivano anche loro. Era il battito del cuore della terra, mai così nitido come allora. Avrebbero potuto scandire il ritmo del fuoco che pulsava sotto di loro, sarebbero stati in grado di trovare il punto esatto in cui sussurrava timidamente una sorgente sotterranea ed avrebbero potuto respirare con la testa immersa nell’acqua e, in un certo senso, lo stavano facendo, immersi nel lago del cielo. Fu il più grande regalo di Rhuna, l’essere, per un istante, diventati lei; sentire con il suo corpo. Cullati da queste sensazioni, i ragazzi respirarono l’aria profumata di fiori ed accolsero sorridendo nei propri corpi il calore del sole mediato dal fresco soffio delle Brezze. Sì, giornata perfetta. 

Perché la Terra è così se ci si ferma un istante a percepirla. 

Da Toried.

mercoledì 8 aprile 2015

Voleva solo compagnia

Rosa era così mortificata, incredula, imbufalita che noi girls ci abbiamo messo una sera, i soliti svariati giri di Spritz e tanti aneddoti (veri ma soprattutto inventati) per placarla.
La nostra amica, che ora vive da sola, ha deciso di volere accanto un compagno. Rosa avrebbe gradito qualcuno di sensibile, allegro, fedele, buon ascoltatore, grato, affettuoso, gigione ma pronto a difenderla dai pericoli del mondo.
Allora è andata al canile.
E’ stato amore a prima vista. Un incrocio di razze che avrebbero reso il cucciolone un morbido cuscino di piombo sulla pancia di Rosa nelle serate invernali ed una svolazzante chioma lucente nel vento primaverile.
Il sentimento era reciproco, anche il cucciolone sembrava apprezzare la futura probabile inquilina, dunque i volontari del canile hanno acconsentito al passo successivo, vedere la casa di Rosa ed accertarsi che il loro protetto avesse tutto il necessario.
La nostra amica ha una casetta indipendente con annesso giardino ed alle spalle aperta campagna. Rosa è una di quelle persone che non solo ama gli animali, sarebbe per le pari opportunità: concedere la patente ed il diritto di voto per esempio agli esemplari animali che se lo meriterebbero più dei simili umani. Permettere ai delfini (che utilizzano ben il 20% del loro cervello mentre noi arriviamo ad un 10% scarso) di essere eletti ministri affinché mettano una pezza sulle bischerate degli attuali; per cominciare andrebbe bene permettere ai simpatici mammiferi di essere giudici nei talent. Non vi tedierò con un discorso sulle potenzialità degli elefanti con la loro proverbiale memoria, però vedrei bene anche loro in politica, se non altro si ricorderebbero delle promesse fatte durante le campagne elettorali e sì, avrebbero l’intelligenza di mantenerle.
Tornando al discorso principale, diciamo che il Rosa ambiente potrebbe essere il paradiso dei cani. E tralasciamo di aggiungere che la signora Mirca, la madre di Rosa, sarebbe capace di procurare coperte di cashmere per il cucciolone in estate e, alla faccia dell’artrite, sventolare ore e ore il ventaglio per procurargli una rigenerante brezza in estate (non dirò che il padre di Rosa invece ha già creato una rete di commercio clandestino con i macellai della città per avere i migliori scarti di carne). Purtroppo però solo a mio parere e delle mie amiche il cucciolone starebbe bene con Rosa.
I volontari non trovano l’ambiente abbastanza salutare. Va bene la campagna ma il cane dovrebbe stare in casa. Il commento di Ginoria a ciò è stato:
“Se è così per i cani fortuna che non ho figli… io insisterei per farli stare all’aria aperta il più possibile, lontano da computer, tv e onde elettromagnetiche! Non vorrei rischiare che per una decisione simile mi venissero tolti!”. Era terrorizzata e ancora non ha un fidanzato.
Naturalmente Rosa, per il nuovo inquilino, ha già provveduto ad un posto caldo e confortevole in casa, in salotto per la precisione, ma ha anche sottolineato che il cagnolone sarebbe libero di scorrazzare all’esterno in base al proprio gradimento.
Risposta sbagliata. “Il cane deve stare in famiglia” così la sentenza. E poi il cibo? La compagnia? I mezzi per mantenerlo?
Rosa pensava di stare discretamente bene, ha una casa propria, un lavoro, uno stipendio dignitoso, dei genitori che sarebbero nonni meravigliosi. Cioè dog sitter, pardon!
Insomma la nostra amica dopo vari andirivieni al canile e smacchi di appuntamenti dati e poi non rispettati, da parte loro, ha rinunciato.
Rodrigo, questo il nome che Rosa in cuor suo aveva già scelto per il cucciolone (e forse era anche l’unico vero motivo per cui non affidarle il cane) è stato di nuovo richiuso nella sua gabbietta dove a quanto pare sarà più felice, “in famiglia” insomma.
Rosa ora ha ritrovato il sorriso. Un amico di un’amica di Rina ha una cucciolata appena sfornata ed è molto molto felice che uno di quei piccoli stupendi esserini venga affidato ad una persona come Rosa che ha conosciuto ed apprezzato.
La signora Mirca sta già sferruzzando una copertina. Il tempo corre, l’inverno è alle porte.
“Dopo Ferragosto si sa che è subito Natale!”.  Provate a contraddirla.

giovedì 12 marzo 2015

Il museo delle idee

Proponi a dei bambini di escogitare idee per migliorare il mondo e ti stupiranno.

Con soluzioni semplici alle quali gli adulti non si affacciano più poiché troppo scontate.
Con colpi di genio che spero abbiano modo di concretizzare in futuro diventando scienziati e studiosi di fama.
Con astrattismi di cui ancora non ho colto i risvolti ma proprio per questo di grande originalità.

Proponi a dei bambini di soccorrere il mondo e loro lo fanno.
Quando lo proponi agli adulti... cosa sfugge esattamente? 




Inventiamo una macchina per estrarre i gas nocivi dall'aria

Spazio agli alberi

Diamo cibo e acqua a chi non ne ha

Sostituiamo le armi tradizionali con queste...



Case mobili che raggiungono i senza tetto





martedì 17 febbraio 2015

Harold sei grande

Una vita mite, una persona mite. Giorni che si susseguono uno uguale all’altro, emozioni sempre tenute a volume basso, incellofanate da anni in una pellicola di rassegnazione.
Harold è una persona così, semplice, rassegnata ad un’esistenza in cui le turbolenze vengono fagocitate nel silenzio del cuore.
Harold, dei genitori incapaci di prendersi cura di lui. Una moglie ed un figlio che ama ed ha amato, sempre in silenzio.
Poi un giorno un biglietto. Una sua ex collega, forse l’unica vera amica mai avuta, dedica a lui alcuni preziosi momenti del proprio tempo che sta per finire. Gravemente malata e ricoverata in una struttura medica, Queenie Hennessy saluta per l'ultima volta Harold.
L’uomo stringe incredulo il biglietto tra le mani. Queenie, una vita fa, un dolore devastante fa, anni incolori fa.
Harold scarabocchia alcune righe di risposta. Parole di circostanza da affidare alla posta ma… cosa c’è che non va? Perché tutto sembra così inadeguato? Il biglietto, lui, la propria vita, Queenie che sta per morire.
Tuttavia Harold esce di casa e comincia a camminare verso la prima cassetta della posta, poi verso la seconda, la terza, la quarta fino ad attraversare la città e arrivare ad una stazione di servizio dove confessa alla giovane cameriera il proprio sconforto per la sorte dell’amica Queenie. La ragazza accenna alla fede, non in senso religioso quanto umano, qualcosa in grado di salvare le persone ed Harold registra quelle parole dette distrattamente per trasformarle dentro di lui in un monito: salverò Queenie.
L’uomo esce dalla stazione di servizio quasi stordito. Si ferma in una cabina telefonica e chiama la casa di cura in cui si trova l’amica. Dite a Queenie che sto arrivando. Con un paio di scarpe da vela e pochi spiccioli in tasca, comincia a camminare. Raggiungerà Queenie a piedi e lei nel frattempo resterà in vita, aspettandolo.
Inghilterra, ottocento chilometri di strade, automobili, colline, prati, viali alberati, giardini, città, case, persone che ascolteranno la sua storia e condivideranno le proprie.
Harold Fry, essere avulso dal concetto di vita,  incapace di fare due passi, di prepararsi un panino da solo, camminerà per ottocento chilometri, con lo stesso paio di scarpe, accettando l’aiuto degli altri solo in casi estremi, adattandosi ai molteplici ambienti intorno, osservandoli per la prima volta, traendo da essi la forza di proseguire, gioendo e soffrendo fisicamente, interiormente.
Una terapia personalizzata che lo metterà faccia a faccia con i propri fantasmi. Finalmente.
Un libro da leggere e forse una terapia per tutti.


 L' imprevedibile viaggio di Harold Fry
"L'imprevedibile viaggio di Harold Fry", di Rachel Joyce, Sperling.


mercoledì 21 gennaio 2015

Percezioni

L’Intrusa aveva ora gli occhi spalancati, come in stato di shock stringeva i manici del wakra, i muscoli irrigiditi sembravano aver bloccato tutte le sue funzioni vitali; solo la calma trasmessa dal contatto con la mente di Mava le permetteva di rimanere lucida.

Il volto dell’uomo, se di uomo si poteva parlare, era diafano, le ossa del teschio spuntavano prepotentemente sotto il sottile strato di pelle che, come un tessuto fragile teso oltre la sua capacità di resistenza, sembrava potesse lacerarsi. Gli occhi infossati erano due pozze torbide da cui si era involontariamente attirati.
I tre uomini rozzi seduti al tavolo sulla sinistra del salone sembravano impietriti esattamente come tutti gli altri benché fossero gli unici a conoscere quell’individuo raccapricciante; evidentemente, pur lavorando per lui, non avevano mai avuto la possibilità di vederlo in faccia; gli erano sottomessi per la paura che agguantava solo standogli vicino, per la minaccia insita nei suoi gesti, nella sua voce. 
Le sottilissimi  labbra appena distinguibili nel viso esangue si mossero per parlare.
“Mi servono uomini per allargare il letto del fiume. Possiamo sfruttarlo per il trasporto del legname”,  la voce gutturale vibrò nell’aria come un colpo di frusta, “tutti saranno ricompensati per il lavoro”. Queste ultime parole sembrarono risalire da un abisso per risuonare come un’eco carica di scherno nel salone di Tefuquà.
“Il letto del fiume non può essere allargato, deve seguire il suo andamento naturale” Mava rispose con la stessa tranquillità di sempre.
“Non c’è niente di naturale, tutto deve essere plasmato”.
La Natura crea e plasma, nessuno può modificare quanto Lei ha fatto”
La creatura aveva ora un ghigno storto che gli deformava il già orribile viso.
“So chi sei ma non puoi fare niente per fermarmi, sei sola, sei rimasta l’unica della tua specie”.

“Anche tu sei solo, sei venuto qui perché hai bisogno del lavoro degli uomini, non hai abbastanza forza. Soprattutto per contrastare il Grande Equilibrio.”