venerdì 21 febbraio 2014

Ti leggo

Echo è una diciassettenne che ha vissuto un'esperienza traumatica... molto traumatica e di cui ha rimosso il ricordo poiché incapace di sostenerne il dolore.
Anche se non è così semplice mettere da parte quel pezzetto della sua vita poiché da esso derivano delle cicatrici fisiche che costellano il suo corpo e con le quali ogni giorno si deve misurare. 
Al suo liceo è guardata con sospetto, è considerata strana: perché indossa sempre maglie a maniche lunghe che le coprono persino le mani? Perché da quando ha avuto un incidente di cui nessuno sembra sapere nulla si è isolata da tutti?
Noah è un coetaneo di Echo, frequenta il suo liceo ed ha una storia diversa dalla sua ma altrettanto dolorosa. Il ragazzo ha infatti perso i genitori in un incendio e, separato dai fratellini, passa da una famiglia affidataria all'altra senza trovare mai una collocazione dignitosa. Il suo scopo nella vita è quello di diplomarsi e, una volta maggiorenne, assumere la custodia dei fratelli. 
Finché la sua esperienza e quella di Echo non si intrecciano... ed entrambi scoprono l'esistenza di qualcuno a cui è realmente possibile aggrapparsi, grazie al quale è persino possibile recuperare un tesoro di inestimabile valore: la normalità.
"Oltre i limiti", di Katie McGarry è un libro per adolescenti sognatori, problematici, bisognosi di storie difficili, romantiche e a lieto fine. E' anche un libro per adulti rimasti adolescenti dentro o eccessivamente maturi e dunque desiderosi di annusare nuovamente l'aroma dei banchi di scuola, dei libri, delle strigliate degli insegnanti, delle vigliaccate dei finti amici, delle incomprensioni familiari, degli amori che salvano.
Credo di rientrare in tutte le categorie.
Consigliato.
Dettagli prodotto

giovedì 6 febbraio 2014

Le Avventure di Gualdella


Gualdella e Chiometta stavano scendendo verso la terra. Andavano ad una discreta velocità, ad entrambe infatti piaceva esibirsi in evoluzioni fantasiose, specie quando Chiometta si lanciava di sotto in verticale con Gualdella che le ruotava intorno tenendo il manico con una mano.
Sembravano entrambe spericolate ma in realtà non facevano nulla che non fosse sotto un controllo strettamente magico. Le due arrivarono alla frontiera celeste cariche di energia.
“Buongiorno Rullo!” esclamò Gualdella quando vide il mago troll che controllava il passaggio degli esseri incantati tra la terra ed il Mondo Magico, meglio conosciuto come Dogic.
“Ehilà Gualdella! Bentornata! Ho saputo delle tue peregrinazioni, complimenti per il coraggio!”. Chiometta si fermò ad un millimetro dal prominente naso del troll. “Certo anche tu cara sei stata in gamba, anzi ho saputo che hai salvato la nostra Gualdella in più di un’occasione”. La scopa, lusingata, arricciò la sua chioma ed accarezzò il naso di Rullo con una delle sue ciocche. “Suvvia non esagerare!”. L'esserino era imbarazzato ma molto compiaciuto. “Ecco qua!” esclamò il mago troll facendo apparire un fascio di pergamene. “I Sinzi mi hanno mandato notizie fresche a mano a mano che tu affrontavi qualche nuovo pericolo. Sono davvero degli esserini ammodo e poi sai, nel mio lavoro è essenziale l’informazione!”. Abbassando la voce aggiunse: “Questo è un luogo in cui passano molte creature dai poteri forti e, a volte, dalle intenzioni ambigue”. Gualdella e Chiometta annuirono.
“Sai, mi piacerebbe poterle leggere” disse la strega indicando le pergamene.
“Puoi trovare tutto descritto nel libro, Prodezze Fatate, in biblioteca” spiegò il mago troll. Gualdella tentennò.
“Sai, avremmo voluto scendere sulla terra a veder come si comportano gli umani nel giorno di Samhain”. Rullo saltò giù dallo sgabello di nuvola su cui era seduto. Era alto quanto la streghetta, la sua pelle faceva ricordare la corteccia di un albero, le orecchie erano appuntite ed i capelli filamentosi gli scendevano sulle spalle. Camminò lungo un sentiero erboso che sovrastava le nuvole seguito da Gualdella e Chiometta. Arrivarono in un punto in cui un cerchio di terra battuta sostituiva l’erba e circondava una botola di legno altrettanto rotonda, con una catena di metallo ancorata alla serratura. Una quercia dai rami poderosi comparve nel momento in cui i tre nuovi arrivati misero piede (in senso metaforico per quanto riguarda Chiometta) sul terreno accanto alla botola. Rullo tirò fuori una bacchetta dal taschino del gilè marrone che indossava sopra una camicia color argilla.
“Gentile passa!” esclamò. La chioma della quercia cominciò ad oscillare, il tronco enorme tremò. Le radici si sollevarono trasformandosi in due zampe unghiate, il tronco diventò un corpo ricoperto di squame e la chioma prese la forma di una testa di animale. Aveva, a prima vista, l’aspetto di un drago, con gli aculei infilati l’uno dopo l’altro lungo la schiena fino alla coda a punta; ma il muso ricordava quello allungato di un cavallo e così la criniera dorata che scendeva morbidamente ai lati del collo.
“Ehi! Tintor! Buongiorno!” lo salutò Gualdella. Il Crodag, alla cui specie la creatura apparteneva, fece ondeggiare il grande corpo.
“Buongiorno a te Gualdella!” rispose con voce crepitante.
“Vorremmo dare un’occhiata di sotto!”. Tintor annuì. Aprì l’enorme bocca, i cui denti acuminati rifletterono la luce del giorno, ed emise un getto di fuoco arancio sopra la botola di legno; la catena si sollevò lentamente tra le fiamme mentre la criniera dorata del Crodag si allungava ad afferrarla. Il coperchio della botola cominciò a sollevarsi mostrando un varco. Gualdella, Chiometta e Rullo si sporsero a guardare. Restarono un attimo con gli occhi fissi e le espressioni sgomente. Ad un certo punto Chiometta e Rullo sobbalzarono indietro e Gualdella si tappò le orecchie con i lembi del mantello nero. Tintor lasciò ricadere il coperchio della botola.
“Sai, penso dovresti fare un incantesimo di protezione prima di scendere e magari preparare una pozione di emergenza” consigliò Rullo a Gualdella. Chiometta annuì vigorosamente.
“A volte vorrei scendere a redarguirli” confessò Tintor. “Magari il mio aspetto servirebbe da monito. Loro sono così piccoli”.
“Già” commentò Gualdella pensierosa. “Così piccoli eppur così dannosi”. Fece un profondo sospiro.
“Andrò in biblioteca a leggere” decise con grande gioia di Chiometta che prese a roteare nell’aria e a girare intorno alla testa di Tintor.
“Ehi! Basta o mi farai morir dal ridere!” sbottò il Crodag appunto ridendo.
“Grazie Tintor e scusa per il disturbo!” esclamò Gualdella.
I grandi occhi  gialli ed ovali di Tintor brillarono un istante prima che il muso della creatura si curvasse verso il petto. Enormi rami dalle foglie verdi tornarono a stagliarsi nel cielo; un tronco gigante era piantato solidamente nel terreno.
Rullo, Gualdella e Chiometta tornarono sui loro passi. Una volta appoggiati i piedi sull’erba del sentiero la quercia scomparve ai loro occhi. Giunti alla postazione di Rullo dove vi era  lo sgabello di nuvola, il mago troll vi si sedette poi dondolò la bacchetta ed una grotta sostituì il cielo racchiudendo al suo interno lui e le sue due amiche. Molte fiammelle disseminate lungo le pareti permettevano la visione all’esterno come se fossero state tanti piccoli occhietti nei muri attraverso i quali si poteva osservare indisturbati il mondo magico. Rullo, sullo sgabello, stava al centro della grotta.
“Bene, cara Gualdella, ti auguro  una buona lettura” disse il mago troll. “Vuoi una mano per il trasferimento?”.
“Oh, no, grazie, non voglio scomodarti  ancora! Grazie mille per tutto”. Rullo le fece l’occhiolino. Gualdella tirò fuori la propria bacchetta e disegnò nell’aria un semicerchio. Allungò il braccio e parve girare con la mano una chiave nella toppa; si sentì infatti un clic e subito dopo il cigolio di una porta che si apriva.

Chiometta seguì la strega mentre un tonfo testimoniava che la porta si era richiusa alle loro spalle. Rullo guardò per un istante il luogo in cui le due amiche erano sparite poi tirò fuori da alcuni ripiani invisibili sospesi sopra la testa dei fogli di pergamena e cominciò a vergarli con una lunga penna bianca.