martedì 17 febbraio 2015

Harold sei grande

Una vita mite, una persona mite. Giorni che si susseguono uno uguale all’altro, emozioni sempre tenute a volume basso, incellofanate da anni in una pellicola di rassegnazione.
Harold è una persona così, semplice, rassegnata ad un’esistenza in cui le turbolenze vengono fagocitate nel silenzio del cuore.
Harold, dei genitori incapaci di prendersi cura di lui. Una moglie ed un figlio che ama ed ha amato, sempre in silenzio.
Poi un giorno un biglietto. Una sua ex collega, forse l’unica vera amica mai avuta, dedica a lui alcuni preziosi momenti del proprio tempo che sta per finire. Gravemente malata e ricoverata in una struttura medica, Queenie Hennessy saluta per l'ultima volta Harold.
L’uomo stringe incredulo il biglietto tra le mani. Queenie, una vita fa, un dolore devastante fa, anni incolori fa.
Harold scarabocchia alcune righe di risposta. Parole di circostanza da affidare alla posta ma… cosa c’è che non va? Perché tutto sembra così inadeguato? Il biglietto, lui, la propria vita, Queenie che sta per morire.
Tuttavia Harold esce di casa e comincia a camminare verso la prima cassetta della posta, poi verso la seconda, la terza, la quarta fino ad attraversare la città e arrivare ad una stazione di servizio dove confessa alla giovane cameriera il proprio sconforto per la sorte dell’amica Queenie. La ragazza accenna alla fede, non in senso religioso quanto umano, qualcosa in grado di salvare le persone ed Harold registra quelle parole dette distrattamente per trasformarle dentro di lui in un monito: salverò Queenie.
L’uomo esce dalla stazione di servizio quasi stordito. Si ferma in una cabina telefonica e chiama la casa di cura in cui si trova l’amica. Dite a Queenie che sto arrivando. Con un paio di scarpe da vela e pochi spiccioli in tasca, comincia a camminare. Raggiungerà Queenie a piedi e lei nel frattempo resterà in vita, aspettandolo.
Inghilterra, ottocento chilometri di strade, automobili, colline, prati, viali alberati, giardini, città, case, persone che ascolteranno la sua storia e condivideranno le proprie.
Harold Fry, essere avulso dal concetto di vita,  incapace di fare due passi, di prepararsi un panino da solo, camminerà per ottocento chilometri, con lo stesso paio di scarpe, accettando l’aiuto degli altri solo in casi estremi, adattandosi ai molteplici ambienti intorno, osservandoli per la prima volta, traendo da essi la forza di proseguire, gioendo e soffrendo fisicamente, interiormente.
Una terapia personalizzata che lo metterà faccia a faccia con i propri fantasmi. Finalmente.
Un libro da leggere e forse una terapia per tutti.


 L' imprevedibile viaggio di Harold Fry
"L'imprevedibile viaggio di Harold Fry", di Rachel Joyce, Sperling.