mercoledì 31 ottobre 2012

Quando perdi il cellulare

Quella sera Nella era particolarmente esagitata. Aveva lasciato il cellullare nell'armadietto della piscina dove andava a fare il corso di acqua gym e se ne era resa conto solo verso le undici di sera poiché una volta tornata a casa si era di nuovo tuffata, sì, nel piatto di carbonara per poi fare due bracciate fino al frigorifero dove la cheesecake alla fragola reclamava la sua attenzione prima di deteriorarsi per  protesta, così ha detto lei, e lo yogurt alla fragola subito dopo l'aveva aiutata a consolidare quel buon sapore di frutta in bocca e soprattutto ad alleggerire la pesantezza di stomaco... infine con due balzi goffi aveva fatto la morta sul divano finché appunto si era fatta strada nella sua mente ormai sazia quanto la pancia, l'idea di mandare un sms al tipo incontrato in piscina. Aihmé, era stato allora che la mia amica aveva fatto la tragica scoperta. A quel punto ruzzolare dal divano con le gambe intortate nel plaid ed aggrapparsi al tavolino dov'era domiciliato il telefono fisso era stato un tutt'uno. Con due giri di filo del ricevitore attorno alle spalle aveva telefonato al luogo che tratteneva in ostaggio il suo cellulare ma nessuno aveva risposto. Dunque erano scattate le chiamate di emergenza alle amiche ed io, per mia sfortuna ero stata l'ultima ad essere informata dell'evento poiché ciò aveva significato essere svegliata in piena notte. Tra l'altro una becera tonsillite mi aveva trasformato la voce in uno squittio stridulo intervallato da sottofondi rantolanti. Ciò per spiegare che le telefonate di Nella erano state ben tre dato che le prime due volte aveva pensato di aver sbagliato numero e mi aveva anche dato dello svergognato maniaco, degno solo di prigionia.
Comunque, superati gli ostacoli di comprensione, ero venuta a conoscenza della perdita, o meglio della dimenticanza fatale che impediva alla mia amica di intrecciare un'amicizia scopo fidanzamento con il tale bellone della piscina ma non ero in condizioni di consolarla e quando finalmente il dato di fatto le era stato chiaro aveva cominciato a raccontarmi gli ultimi pettegolezzi appresi nel giro di telefonate precedenti.
Rosa era caduta dal palco durante un musical e Mario l'aveva presa al volo facendosi così bersaglio degli improperi di Rina che si era lanciata a sua volta in soccorso dell'amica ma arrivata un secondo dopo era scivolata e finita sotto il palco dal quale era rimersa con bigodini di polvere.
Ginoria aveva rotto un vaso in cristallo di Boemia mentre bagnava le piante a casa di sua zia Ludovica (Vicca per tutti), partita per una crociera, ed aveva pensato di sostituirlo con un caraffone dove una volta stazionavano dei cioccolatini, a quanto pare la somiglianza era miracolosa...
Comunque il giorno dopo Nella era andata a recuperare il cellullare che l'aspettava tra le mani del tipo bellone; già siccome lavorava lì sarebbe stato difficile non incontrarlo di nuovo ma Nella aveva spiegato poi che quando faceva acqua gym si isolava dal mondo per lo sforzo della concentrazione.
Ora comunque non la fa più poiché dice che le fa venire troppa fame.
Quanto al tipo bellone, beh, se è amore, uscirà ben dalla piscina.

giovedì 25 ottobre 2012

Ricette della donna moderna

Cena
Prendere un panino, tagliarlo a metà, posarvi pezzetti di mozzarella, qualche fetta di prosciutto cotto, maionese a piacere, richiudere.
Mettere in forno finché la mozzarella non sia filamentosa.
Addentare mentre, davanti al computer, si guarda la tv e si risponde agli sms arrivati al mattino. 


martedì 16 ottobre 2012

Percezioni

La mano della donna cominciò ad allentarsi, le palpebre si rilassarono sugli occhi velati da una miopia senile; sembrava un valoroso generale che rassegnatosi dolorosamente all’idea della sconfitta meditasse sul modo di far risparmiare i soldati ancora vivi. Voltò la testa verso la finestra e per un lungo istante non disse nulla. Senza alzare gli occhi fece un passo indietro verso la poltrona lasciando che la nuora l’aiutasse a sedersi.
L’intrusa seduta su una vecchia poltrona di sbiadito velluto azzurro in una stanza nascosta agli occhi del mondo sentì una lacrima rotolarle lungo la guancia; da un tempo imprecisato il suo corpo aveva preso a dolerle, come se fosse invecchiato all’improvviso, come se le ossa fossero troppo deboli per poterlo sostenere; le spalle incurvate, il mento chino sul petto, la forza giovanile sostituita dalla stanchezza della vecchiaia.
Margareth si inginocchiò di fronte a lei, le mani allacciate ai braccioli: “Non lascerò che i commenti malevoli di qualche stupido damerino offeso da mio marito distruggano la vita di mio figlio… ”.
Negli occhi stanchi della suocera apparve un lampo di divertimento: “Gli stupidi damerini fanno parte del mondo a cui appartieni. Non ho desiderio di approfondire oltre l’argomento. Hai detto una cosa vera che conta più di tutto il resto, amo Gregory come se fosse mio”. L’anziana signora abbassò il capo verso la nuora: “Ho trascorso molto tempo a cullarlo seduta su questa stessa poltrona, sono stati i momenti più sereni delle mie giornate di allora; non esiste gioia più grande dell’amare una creatura che ti ricambia incondizionatamente solo perché intuisce il tuo affetto”.