venerdì 11 novembre 2011

Jane sempre Jane

Per una che adora la Austen e le sorelle Bronte (e si badi bene, questo ben prima della loro riscoperta ad opera di Bella ed Edward), l'appuntamento con il nuovo film: "Jane Eyre" non poteva mancare.
Affascinanti l'atmosfera cupa del castello di Thornfield con i suoi corridoi bui, i grandi camini, i letti a baldacchino, la famosa torre da cui provengono grida strazianti ed il paesaggio inglese sempre ingrigito dalla nebbia per cui perennemente malinconico. Scenario perfetto per la storia narrata. Ma Jane Eyre è di più.
Sarò schizzinosa in fatto di classici però avrei voluto maggiore incisività. Un conte di Rochester più ruvido (ebbene sì, a mio giudizio avrebbe dovuto esserlo) poiché la vita lo ha trafitto al centro del cuore e non si perdona facilmente un affondo come quello. Ruvidezza che si va ammorbidendo per la riscoperta di sentimenti abbondonati ma che resta pur sempre il nucleo del suo modo d'essere, dei suoi modi burberi e della sua schiettezza a volte offensiva. Jane è balsamo per le sue ferite, è il motivo per cui migliorarsi e ricominciare a credere di meritare una vita felice. Questa Jane però è troppo pacata. Avrei voluto una protagonista, almeno per la mia lettura personale del romanzo, che nelle sue manifestazioni esterne di dolcezza facesse trapelare tutto il suo rimestare interno di irrequietudine e passionalità.
Mi è piaciuto di più il film di Zeffirelli del '96, dove William Hurt/Rochester e Charlotte Gainsbourg/Jane hanno saputo rendere meglio questi sentimenti.
Splendida invece Judy Dench come signora Fairfaix... ma d'altronde l'adoro da quando ha interpretato la regina Elisabetta I in Shakespeare in Love!

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