mercoledì 1 maggio 2013

Percezioni


Un lungo bancone di legno occupava un lato della stanza, dietro ad esso, su una serie di mensole, stavano ben ordinate tazze di diverse dimensioni, bicchieri di vetro colorato, teiere dalle fogge bizzarre con manici a forma di fiore o albero, dal collo allungato come quello di un regale cigno o molto panciute, tutte con variegate tinte pastello. Accanto alla tenda blu che separava la sala dalla cucina un’enorme credenza conteneva tegami, ciotole e recipienti in terracotta che alla vista apparivano azzurrati così come i vetri delle ante dietro cui erano disposti.  Su alcuni scaffali a lato della credenza erano allineati barattoli rotondi ottenuti da una pietra dura e levigata simile ad alabastro. Nonostante fossero chiusi da coperchi rotondi a forma di pagnotta dai barattoli fuoriuscivano aromi stuzzicanti e pungenti di spezie, erbe, piante medicinali. O almeno questa era l’impressione degli avventori ma in realtà solo Mava sapeva esattamente cosa contenessero i recipienti; essi non recavano etichette o segni di riconoscimento particolari  ma lei non ne aveva bisogno, ne sentiva l’essenza attraverso le narici, sulla pelle.
Più di una volta qualche ragazzino aveva spostato per burla uno di quei barattoli nascondendolo in cucina o in uno degli scaffali chiusi dietro il bancone sperando di  vedere Mava perdere la sua naturale tranquillità e scervellarsi alla ricerca del prezioso oggetto, ma erano rimasti sempre delusi perché la placida donna andava sempre a colpo sicuro nel luogo dove era stato riposto segretamente come se lo avesse messo là lei stessa, senza nemmeno voltarsi a guardare il ripiano dove era naturale che stesse e dove era sempre stato.

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