giovedì 18 aprile 2013

Percezioni



Mava prese il cucchiaino nero e per un secondo lo tenne a mezz’aria guardandosi intorno poiché credette di sentire qualcuno parlarle ma la delicatezza dell’operazione che stava compiendo la riportò al proprio lavoro rimandando a più tardi la riflessione sull’accaduto, intinse il cucchiaino nel wakra nero di fronte a sé, nel liquido nero che in esso era contenuto; due giri verso destra, tre giri verso sinistra, una linea diagonale ed una verticale estraendo il cucchiaino dal recipiente… tre gocce ricaddero in esso. Perfetto!
La mano bruna della donna ora afferrò un coperchio simile a quello di una zuccheriera e lo posò sul contenitore. Le lunghe dita nodose di Mava indugiarono sul coperchio, i polpastrelli premuti sulla sua superficie liscia; lentamente il calore del liquido oltrepassò la barriera: l’operazione era conclusa. Una ragnatela di rughe sottilissime si allargò sul viso non comune della donna all’appressarsi di un sorriso, un ammiccamento soddisfatto per la riuscita del suo lavoro; era la massima espressione di felicità di Mava, lei non rideva mai apertamente, né scoppiava in risa sguaiate, lei semplicemente sorrideva. Gli occhi neri, profondi come antri cavernosi di luoghi inesplorati  nascondevano mistero, comunicavano saggezza, sprigionavano vigore. Riscaldano quando tremi, rinfrescano quando deliri, così soleva dire sua madre chissà quanti anni prima; ecco un’altra donna solida, vigorosa come il suo takquò,  il takquò che offriva alla gente.
Mava, tenendo i manici del wakra, due contorti segmenti bianchi orizzontali, si mosse verso una tenda blu scuro, con una spalla spostò a lato il tessuto ruvido passando nella stanza attigua.  
Da tre grandi finestre rettangolari la luce penetrava nella camera, le pareti giallo ocra lambite dai raggi del sole apparivano dorate, massicci tavoli di legno erano sparpagliati in tutto lo spazio disponibile, quelli accanto alle finestre avevano le estremità arrotondate; su ognuno di essi erano posati al centro dei vasetti di terracotta contenenti delle piantine dai rametti verdi e piccole foglie a cuoricino, nei punti di attaccatura delle foglie ai rametti spuntavano fiorellini gialli, minuscole stelle che sembravano bere la luce del giorno restituendola purificata.

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