venerdì 15 febbraio 2013

Percezioni


L’Intrusa rimase per un tempo imprecisato seduta sulla vecchia poltrona mentre i suoi respiri da corti e affannosi riprendevano un ritmo lento e più rilassato. Sentì la testa finalmente leggera sull’esile collo, non più intrappolata tra due tenaglie di ferro che le impedivano di muoversi naturalmente e persino di pensare coscientemente. Di chi erano quei pensieri? Chi erano Margareth e Lady Carvorn?Perché ho  provato quelle sensazioni? Io ho davvero avuto paura, ho odiato Margareth e le ho voluto bene! Ero terrorizzata all’idea dello scandalo, di perdere Gregory come legittimo nipote! Io ho amato quel bambino... io ero… ero Lady Carvorn! La donna si guardò intorno confusa, tutto sembrava paradossalmente normale, la stanza appariva com’era al suo arrivo, gli oggetti giacevano in disordine tutt’intorno a lei; la debole luce della giornata piovosa continuava a filtrare dalla finestra in alto dietro le sue spalle, il ticchettio delle gocce d’acqua era l’unico rumore che le sue orecchie riuscivano a cogliere.
Un impulso improvviso spinse l’Intrusa ad alzarsi, in realtà non credeva che le sue gambe potessero reggerla ma la poltrona era diventata troppo scomoda e in una frazione di secondo si trovò in piedi. Lasciò vagare lo sguardo intorno a sé, ora aveva quasi l’impressione che gli oggetti fossero aumentati, ma come poteva quella piccola stanza contenere una tale quantità di cose? Stipata all’inverosimile, all’Intrusa sembrò una signora d’altri tempi che nella toeletta avesse esagerato con il belletto e gli accessori. Gli occhi della donna scivolarono sugli oggetti accatastati, infilati, rovesciati, appesi… ma cosa c’era di diverso? Una terribile constatazione la fece sobbalzare: non c’era più la porta! La porta dalla quale era entrata poco prima… o forse molto prima. Era lì dove ora ci sono quelle mensole! C’era un ingresso! Altrimenti come avrei fatto ad entrare?  Per  un attimo il panico ebbe il sopravvento poi a poco a poco un ronzio crescente le attraversò le orecchie fino ad invaderle la testa.
“Sono una prigioniera” disse lentamente ad alta voce. La pioggia sembrava aumentare di intensità, le gocce cadevano precipitosamente tictictictictictic...

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