martedì 7 gennaio 2014

Percezioni

Una folata di aria gelida sferzò il viso dell’Intrusa.

L’uomo che sgarbatamente l’aveva riscossa dai suoi pensieri continuò con lo stesso tono.
“Donna sei in grado di darmi qualcosa di commestibile?” continuò a fissarla lui sprezzante sputando davanti a sé.
La signora con gesti lenti mise la brocca con l’unguento sotto il bancone, pulì il ripiano con uno straccio bagnato e si legò dietro la schiena un grembiule verde.
“Ma ci senti o sei un’idiota?”. Il villano, spazientendosi, cominciò ad avvicinarsi alla padrona della Fucina.
“Allora vuoi parlare brutta… ”. La bocca dell’uomo rimase aperta mostrando i rari denti marci e anneriti, i capelli unti gli si erano appiccicati alle tempie e un rivolo di saliva gli stava scivolando lungo il mento. Sembrava la personificazione di qualche spiritello maligno.
Mava si avviò verso lui con un sorriso radioso e catturando il suo sguardo disse:
“Sono felice di averti qui. Per oggi ho preparato la zuppa di patate e lorwin, un tubero che coltiviamo a Tefuquà, credimi è molto apprezzata al villaggio, te la consiglio di tutto cuore”.
La gentilezza rassicurante delle parole, il tono musicale della voce accompagnati dallo sguardo di quegli occhi pacifici ma così neri e penetranti ebbero sull’uomo l’effetto paralizzante di un morso di serpente; un rossore istantaneo gli inondò il volto e dalla sua gola fuoriuscirono dei gorgoglii non bene definibili.
“Ottima scelta. Ti preparo subito un tavolo” .

L’Intrusa rise rilassata; il buonumore la fece sentire bene e tenendo gli occhi chiusi alzò il mento lasciando che il suo naso catturasse tutti gli odori intorno a sé… il delizioso profumo di zuppa, l’aroma più acuto di erbe e spezie, la fragranza di fiori freschi, persino lo sgradevole puzzo del sudore. La sua mente, lontana nella Fucina di Tefuquà, assorbiva un mondo di parole, gesti e sensazioni ed il suo corpo reagiva come fosse là anch’esso ma di questo lei non era cosciente.

Mava portò un piatto colmo di zuppa al tavolo del rozzo sconosciuto che senza alzare la testa
biascicò un: “Gra..zie..” a bocca semichiusa.
“Ti auguro di gustare con lo spirito e con il corpo il tuo pasto”

Lo straniero strabuzzò gli occhi e guardò la signora come se gli stesse dicendo che da quel momento avrebbe ragliato come un asino.

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