mercoledì 5 giugno 2013

Percezioni

“Tuo marito desidera occuparsi di te. La sua più grande gioia è provvedere a te. Non puoi biasimarlo se desidera continuare a fare il suo lavoro”. I profondi occhi della non comune donna si posarono sul volto roseo dell’amica. “Certo, ciò non significa che faccia bene a trascurare la propria salute”. Falia annuì con vigore come un bambino a cui è offerto un dolcetto.
“Gli esseri umani sono delle creature estremamente ingenue, credono di poter arrivare alla meta saltando le tappe. Tuo marito vuole darti serenità e per farlo sacrifica il proprio benessere che è inscindibile dal tuo” socchiuse leggermente gli occhi: “Il risultato è che non l’avete entrambi”.
Falia sospirò aggrottando leggermente la fronte: “Hai proprio ragione, siamo preoccupati l’uno per l’altra”.
“Amica mia, dì a tuo marito di passare qui questa sera, preparerò un unguento per la sua malattia”. Gli angoli della bocca di Mava si piegarono all’insù; quello che lei intendeva per malattia non era solo riferito al corpo, comprendeva un significato ben più profondo: il benessere della mente.
“E gli farò bere una tisana per sollevare dai pensieri la polvere delle sue preoccupazioni”.
La signora accanto a lei sentì il sollievo invaderle le membra, sapeva che Mava si sarebbe occupata di loro, come aveva sempre fatto con ognuno degli abitanti del villaggio o con chi avesse bisogno del suo aiuto. Si sentiva finalmente tranquilla, il suo volto contemplò quello dell’amica e le sembrò che una luce lo rischiarasse facendole brillare quegli occhi così sinceri, quasi un sole che sorge dalle profondità recondite della terra e spazza via l’oscurità nei più serpeggianti cunicoli.
Falia fu catturata da quello sguardo come le capitava spesso quando era con la padrona della Fucina, si trovava a domandarsi se era necessario parlarle perché sembrava che lei sapesse già tutto, che potesse assimilare i suoi pensieri.
“Tu sei un vero spirito della terra” non poté trattenersi dal dire una confusa Falia.
Mava sorrise nel suo solito pacifico modo, consapevole delle reazioni dell’amica di fronte a lei.
“Io amo ciò che vedo, apprendo ciò che è utile, escludo ciò che è male. E non è forse quello che fanno tutti o almeno cercano di fare? Anche tu cara Falia?” allungò una mano e l’appoggiò su quella dell’amica.
“Sei qui a chiedermi di voler bene a te e a tuo marito eliminando la sofferenza con i doni della terra”.
“Io però non parlo la lingua del vento”

“La parlerai. Tutti l’apprendono prima o poi. Per alcuni è più semplice per altri è un vero ostacolo, certi non sanno neppure di doverla imparare. Io sono stata fortunata, mi è stata donata alla nascita come fu per mia madre prima di me”.

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