giovedì 13 giugno 2013

Percezioni

Falia strinse la mano di Mava e sorrise con calore, poi prese la tazza con la bevanda scura e ne bevve un lungo sorso.
“E’ sempre speciale il tuo takquò, come te d’altronde” finì di bere poi si alzò agilmente nonostante la corporatura robusta.
“Grazie fin da ora per quello che farai” e con un ultima stretta alle dita di Mava si incamminò verso l’uscita.
La padrona della Fucina tornò dietro il bancone, prese il wakra.

Il corpo dell’Intrusa fu attraversato da potenti vibrazioni e fu sospinto in avanti. 

Mava si bloccò all’istante, stranamente sorpresa guardò il wakra. Le capitava continuamente di sentire sensazioni non proprie, di condividere emozioni di altre persone ma questo particolare momento non lo aveva mai vissuto prima. Quelli erano giorni strani, ultimamente la pacata signora era stata più volte messa in guardia da un senso di irrequietezza mentre, come in un sogno ad occhi aperti il villaggio le sfilava davanti in visioni di pace e serenità. Rimase a guardare l’oggetto con gli occhi fissi su di esso, le pupille sembrarono dilatarsi quasi a voler attraversare la materia e andare oltre, dove chiunque altro si sarebbe perso.
In pochi secondi la fronte che si era lievemente corrugata si rilassò, gli occhi tornarono a socchiudersi, gli angoli della bocca si distesero.
“Questo è bene” disse a voce alta.

 L’intrusa sentì la pace invaderle le membra come fosse avvolta nel calore di un abbraccio.

 Mava  depose delicatamente il wakra in un angolo del bancone e cominciò a lavare delle radici di gerich, un arbusto che cresceva sulle montagne a nord del villaggio, era un tipo di pianta abituata a vivere in condizioni difficili, in terreni aridi e aspri; poteva germogliare nei luoghi più improbabili e traeva dagli ambienti ostili il minimo indispensabile per poter sopravvivere. Era utilizzata spesso dalla dolce signora per intervenire sui casi di artrite, infiammazioni dei nervi o gonfiori degli arti. La fusione di radici di gerich con il succo estratto dalla corteccia di un altro arbusto, il muhn, e le foglie triturate di ravisia, una piantina dai delicati fiori rosa che cresceva accanto alle fonti d’acqua, produceva una pomata miracolosa per strappi muscolari o brutte distorsioni. Mava aveva rimesso in piedi un gran numero di persone al villaggio grazie alla sua profonda conoscenza dei segreti delle piante e della terra; l’unione di questo sapere in parte acquisito, in parte innato la rendeva una persona unica, mai completamente svelata, mai completamente capita, ma sempre stimata perché la luce che le brillava negli occhi suggeriva rispetto.

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