Una folata di aria gelida sferzò il viso dell’Intrusa.
L’uomo che sgarbatamente l’aveva riscossa dai suoi
pensieri continuò con lo stesso tono.
“Donna sei in grado di darmi qualcosa di commestibile?”
continuò a fissarla lui sprezzante sputando davanti a sé.
La signora con gesti lenti mise la brocca con l’unguento
sotto il bancone, pulì il ripiano con uno straccio bagnato e si legò dietro la
schiena un grembiule verde.
“Ma ci senti o sei un’idiota?”. Il villano, spazientendosi, cominciò ad avvicinarsi alla padrona della Fucina.
“Allora vuoi parlare brutta… ”. La bocca dell’uomo rimase
aperta mostrando i rari denti marci e anneriti, i capelli unti gli si
erano appiccicati alle tempie e un rivolo di saliva gli stava scivolando lungo
il mento. Sembrava la personificazione di qualche spiritello maligno.
Mava si avviò verso lui con un sorriso radioso e catturando il suo sguardo disse:
“Sono felice di averti qui. Per oggi ho preparato la
zuppa di patate e lorwin, un tubero che coltiviamo a Tefuquà,
credimi è molto apprezzata al villaggio, te la consiglio di tutto cuore”.
La gentilezza rassicurante delle parole, il tono musicale
della voce accompagnati dallo sguardo di quegli occhi pacifici ma così neri e
penetranti ebbero sull’uomo l’effetto paralizzante di un morso di serpente; un
rossore istantaneo gli inondò il volto e dalla sua gola fuoriuscirono dei
gorgoglii non bene definibili.
“Ottima scelta. Ti preparo subito un tavolo” .
L’Intrusa rise rilassata; il buonumore la fece sentire
bene e tenendo gli occhi chiusi alzò il mento lasciando che il suo naso
catturasse tutti gli odori intorno a sé… il delizioso profumo di zuppa, l’aroma
più acuto di erbe e spezie, la fragranza di fiori freschi, persino lo
sgradevole puzzo del sudore. La sua mente, lontana nella Fucina di Tefuquà,
assorbiva un mondo di parole, gesti e sensazioni ed il suo corpo reagiva come
fosse là anch’esso ma di questo lei non era cosciente.
Mava portò un piatto colmo di zuppa al tavolo del rozzo
sconosciuto che senza alzare la testa
biascicò un: “Gra..zie..” a bocca semichiusa.
“Ti auguro di gustare con lo spirito e con il corpo il
tuo pasto”
Lo straniero strabuzzò gli occhi e guardò la signora come
se gli stesse dicendo che da quel momento avrebbe ragliato come un asino.
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