La pianura rappresentava un mare colorato di
creature che fremeva per incitare i propri concorrenti. Questi erano in fila
davanti alla dimora di Ogahm e Rhuna. Vi
era un rappresentante per ogni stirpe; eccezionalmente anche un Anthidar aveva
deciso di gareggiare: Hyantog. Emilio ed Arturo lo avevano affiancato come due
guardie del corpo, ma non avevano un’aria molto protettiva. Il povero Hyantog,
con un’espressione sorpresa, non riusciva a spiegarsi gli sguardi di sfida che
i due ragazzi indirizzavano solo a lui e non agli altri partecipanti. Di fronte
a loro si innalzò da terra un muretto di Telluri alti quanto Nani Boschivi ed
al centro si materializzò Retra. Le vesti incorporee di Riaa fluttuavano
nell’aria ed in essa si confondevano tanto che a volte sembrava di vederla in
un punto del cielo molto lontano ed altre a pochi centimetri dalle teste delle
creature riunite nella folla; Ongua con il corpo d’acqua mormorante, a forma di
stella, era sospesa proprio sopra il Fiume Sbocciato ed Igfus, come un secondo
sole, sceso per l’occasione dal cielo, dove risplendeva il suo gemello, scoppiettava
accanto alle fiaccole accese dai Floxemi tutt’intorno al perimetro della dimora
di Saggi. Risultava ancora miracoloso per i ragazzi vedere con
quanta disinvoltura delle creature di legno, radici e foglie, potessero
maneggiare il fuoco.
I nitriti melodiosi dei Cuvtan parvero gettare un
incantesimo benefico sulla giornata. Pareva quasi che la chioma celeste di
Rhuna si fosse ingigantita fino a sostituire il cielo stesso. In quel momento
Arturo pensò di sentire scivolare la magia su di sé, sul proprio corpo, sul
proprio viso. La volta celeste gli apparve come un grande lago dalle acque così
limpide da potervi intravedere il fondo anche se era molto molto profondo tanto
che Arturo ebbe la sensazione di cogliere lo scintillio intermittente delle
stelle. Cosa stava succedendo? Il Fiume Sbocciato aveva preso il posto del
cielo? Le stelle in realtà erano le Alsee ondeggianti nell’acqua? Gli sembrò
quasi di essere in una Culla dei Due Laghi senza pareti. Arturo si accorse che
Corinna, Dino ed Emilio lo stavano guardando. Seppe, dalla luce nei loro occhi,
che percepivano anche loro. Era il battito del cuore della terra, mai così nitido
come allora. Avrebbero potuto scandire il ritmo del fuoco che pulsava sotto di loro, sarebbero stati in grado di trovare il punto
esatto in cui sussurrava timidamente una sorgente sotterranea ed avrebbero
potuto respirare con la testa immersa nell’acqua e, in un certo senso, lo
stavano facendo, immersi nel lago del cielo. Fu il più grande regalo di Rhuna,
l’essere, per un istante, diventati lei; sentire con il suo corpo. Cullati da
queste sensazioni, i ragazzi respirarono l’aria profumata di fiori ed accolsero
sorridendo nei propri corpi il calore del sole mediato dal fresco soffio delle
Brezze. Sì, giornata perfetta.
Perché la Terra è così se ci si ferma un istante a percepirla.
Da Toried.
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