Sara vive in
Svezia ed è appassionata di libri che considera i suoi veri amici, sostenitori, compagni di viaggio e di riposo, custodi dei propri stati d’animo. E’ così per lei certo ma Sara è convinta che per ognuno esista
un libro specifico. Un libro personale che attende di essere trovato e letto.
Nemmeno a dirlo la
ragazza lavora in una libreria, ops! Lavorava. Dopo la chiusura del negozio, si
ritrova con molto tempo a disposizione per leggere naturalmente e per discutere
di libri con un’amica di penna più anziana di lei. Una dolce signora americana,
Amy, con la quale condivide la propria passione ed il proprio stile di vita
librereccio.
Le due donne, di
generazioni così diverse, ricamano sulla carta da lettere la propria amicizia
fatta di confidenze, ricordi e consigli letterari, finché Amy invita la giovane
Sara nella cittadina di Broken Wheel per mostrarle di persona il proprio mondo e
rendere reale ciò che fino ad allora era stato affidato al potere delle parole.
Sara accetta con
entusiasmo e dalla Svezia parte per l’America. L’arrivo non è dei più felici,
una brutta sorpresa aspetta la ragazza che viene risucchiata nel vortice delle
vite più o meno tormentate degli abitanti di Broken Wheel.
Sara timida e
schiva, asociale per dirla tutta, si ritrova al centro dell’interesse di
un’intera cittadina. Ma il fatto di essere stata strappata al proprio universo personale, in cui le stelle corrispondono a pagine e pagine di libri, gioca a suo favore poiché smuove lentamente
un’intraprendenza inaspettata.
La sua uscita dal
letargo letterario è trainato da nuove amicizie, solidarietà e sentimenti sorprendenti.
Una favola
leggera, a tratti caramellosa ed improbabile ma dal profumo invitante che non
si può ignorare anche perché alla fine della lettura ci si sente piacevolmente
sazi, con la voglia di sognare e magari di realizzare qualcosa rimasto lì, nell’elenco
dei desideri ma trascurato poiché dopotutto è solo uno sfizio e con tante cose
più urgenti a cui pensare…
Buona lettura!
“La lettrice che
partì inseguendo un lieto fine”, Katarina Bivald, Sperling
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