Falia strinse la mano di Mava e sorrise con calore, poi
prese la tazza con la bevanda scura e ne bevve un lungo sorso.
“E’ sempre speciale il tuo takquò, come te d’altronde”
finì di bere poi si alzò agilmente nonostante la corporatura robusta.
“Grazie fin da ora per quello che farai” e con un ultima
stretta alle dita di Mava si incamminò verso l’uscita.
La padrona della Fucina tornò dietro il bancone, prese il
wakra.
Il corpo dell’Intrusa fu attraversato da potenti vibrazioni e fu
sospinto in avanti.
Mava si bloccò all’istante, stranamente sorpresa guardò il
wakra. Le capitava continuamente di sentire sensazioni non proprie, di
condividere emozioni di altre persone ma questo particolare momento non lo
aveva mai vissuto prima. Quelli erano giorni strani, ultimamente la pacata
signora era stata più volte messa in guardia da un senso di irrequietezza
mentre, come in un sogno ad occhi aperti il villaggio le sfilava davanti in
visioni di pace e serenità. Rimase a guardare l’oggetto con gli occhi fissi su
di esso, le pupille sembrarono dilatarsi quasi a voler attraversare la materia
e andare oltre, dove chiunque altro si sarebbe perso.
In pochi secondi la fronte che si era lievemente
corrugata si rilassò, gli occhi tornarono a socchiudersi, gli angoli della
bocca si distesero.
“Questo è bene” disse a voce alta.
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