“Tuo marito desidera occuparsi di te. La sua più grande
gioia è provvedere a te. Non puoi biasimarlo se desidera continuare a fare il
suo lavoro”. I profondi occhi della non comune donna si posarono sul volto
roseo dell’amica. “Certo, ciò non significa che faccia bene a trascurare la
propria salute”. Falia annuì con vigore come un bambino a cui è offerto un
dolcetto.
“Gli esseri umani sono delle creature estremamente
ingenue, credono di poter arrivare alla meta saltando le tappe. Tuo marito
vuole darti serenità e per farlo sacrifica il proprio benessere che è
inscindibile dal tuo” socchiuse leggermente gli occhi: “Il risultato è che non
l’avete entrambi”.
Falia sospirò aggrottando leggermente la fronte: “Hai proprio ragione, siamo preoccupati l’uno per
l’altra”.
“Amica mia, dì a tuo marito di passare qui questa sera,
preparerò un unguento per la sua malattia”. Gli angoli della bocca di Mava si
piegarono all’insù; quello che lei intendeva per malattia non era solo riferito
al corpo, comprendeva un significato ben più profondo: il benessere della mente.
“E gli farò bere una tisana per sollevare dai pensieri la
polvere delle sue preoccupazioni”.
La signora accanto a lei sentì il sollievo invaderle le
membra, sapeva che Mava si sarebbe occupata di loro, come aveva sempre fatto con
ognuno degli abitanti del villaggio o con chi avesse bisogno del suo aiuto. Si
sentiva finalmente tranquilla, il suo volto contemplò quello dell’amica e le
sembrò che una luce lo rischiarasse facendole brillare quegli occhi così
sinceri, quasi un sole che sorge dalle profondità recondite della terra e spazza
via l’oscurità nei più serpeggianti cunicoli.
Falia fu catturata da quello sguardo come le capitava
spesso quando era con la padrona della Fucina, si trovava a domandarsi se era
necessario parlarle perché sembrava che lei sapesse già tutto, che potesse
assimilare i suoi pensieri.
“Tu sei un vero spirito della terra” non poté trattenersi
dal dire una confusa Falia.
Mava sorrise nel suo solito pacifico modo, consapevole
delle reazioni dell’amica di fronte a lei.
“Io amo ciò che vedo, apprendo ciò che è utile, escludo
ciò che è male. E non è forse quello che fanno tutti o almeno cercano di fare? Anche tu cara Falia?” allungò una mano e l’appoggiò su quella
dell’amica.
“Sei qui a chiedermi di voler bene a te e a tuo marito
eliminando la sofferenza con i doni della terra”.
“Io però non parlo la lingua del vento”
“La parlerai. Tutti l’apprendono prima o poi. Per alcuni
è più semplice per altri è un vero ostacolo, certi non sanno neppure di doverla
imparare. Io sono stata fortunata, mi è stata donata alla nascita come fu per
mia madre prima di me”.
Nessun commento:
Posta un commento