Lady Carvorn irrigidì le braccia e facendo leva con i
gomiti sui braccioli della poltrona cercò di alzarsi.
“Passami il bastone”
sbottò severamente. La nuora, ancora in ginocchio, raccolse il bastone caduto a
terra durante la loro discussione e lo passò alla donna che, issatasi in piedi
con fatica, cominciò ad avanzare verso l’uscita.
Margareth sentì la mano della ricca signora cercare a
tentoni, nell’oscurità della camera, la maniglia della porta; al suo aprirsi
una lama di luce si intrufolò all’interno.
“Tu sei sua madre ma io sono ancora la padrona di questa
casa e tale rimarrò fino alla morte. Posso decidere dell’educazione di
Gregory e nemmeno mio figlio può intromettersi. Non crederà mai che possiamo
aver collaborato in questa circostanza. Conosce la natura dei nostri rapporti... se
ne è servito spesso come arma contro di te” la voce dell’anziana donna
tremolò. Margareth percepì nelle sue parole la prima manifestazione di
solidarietà e forse anche di affetto rivoltale dalla suocera.
Subito ripresasi e senza voltarsi disse con voce ferma: “
Non dovresti pensare alle possibili funeste conseguenze, rallegrati piuttosto
del fatto che ci sia una soluzione. Una soluzione Margareth”.
Detto ciò uscì silenziosamente risucchiando il fascio di
luce di nuovo all’esterno.
Margareth sentì il suo passo zoppicante lungo la torva
galleria, i battiti del proprio cuore cominciavano finalmente a rallentare la
loro corsa quasi adattandosi al passo cadenzato della vecchia signora.
Una soluzione… Margareth rimase a lungo
inginocchiata nel buio davanti alla poltrona vuota, gli occhi spalancati a
fissare forse, un lontanissimo puntino bianco.
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