Una vita mite, una
persona mite. Giorni che si susseguono uno uguale all’altro, emozioni sempre
tenute a volume basso, incellofanate da anni in una pellicola di rassegnazione.
Harold è una
persona così, semplice, rassegnata ad un’esistenza in cui le turbolenze vengono
fagocitate nel silenzio del cuore.
Harold, dei
genitori incapaci di prendersi cura di lui. Una moglie ed un figlio che ama ed ha amato, sempre in
silenzio.
Poi un giorno un
biglietto. Una sua ex collega, forse l’unica vera amica mai avuta, dedica a lui
alcuni preziosi momenti del proprio tempo che sta per finire. Gravemente malata
e ricoverata in una struttura medica, Queenie Hennessy saluta per l'ultima
volta Harold.
L’uomo stringe incredulo
il biglietto tra le mani. Queenie, una vita fa, un dolore devastante fa, anni
incolori fa.
Harold
scarabocchia alcune righe di risposta. Parole di circostanza da affidare alla
posta ma… cosa c’è che non va? Perché tutto sembra così inadeguato? Il
biglietto, lui, la propria vita, Queenie che sta per morire.
Tuttavia Harold esce
di casa e comincia a camminare verso la prima cassetta della posta, poi verso
la seconda, la terza, la quarta fino ad attraversare la città e arrivare ad
una stazione di servizio dove confessa alla giovane cameriera il proprio
sconforto per la sorte dell’amica Queenie. La ragazza accenna alla fede, non in
senso religioso quanto umano, qualcosa in grado di salvare le persone ed Harold
registra quelle parole dette distrattamente per trasformarle dentro di lui in
un monito: salverò Queenie.
L’uomo esce dalla
stazione di servizio quasi stordito. Si ferma in una cabina telefonica e chiama
la casa di cura in cui si trova l’amica. Dite a Queenie che sto arrivando. Con
un paio di scarpe da vela e pochi spiccioli in tasca, comincia a camminare. Raggiungerà
Queenie a piedi e lei nel frattempo resterà in vita, aspettandolo.
Inghilterra, ottocento
chilometri di strade, automobili, colline, prati, viali alberati, giardini,
città, case, persone che ascolteranno la sua storia e condivideranno le
proprie.
Harold Fry, essere
avulso dal concetto di vita, incapace di
fare due passi, di prepararsi un panino da solo, camminerà per ottocento chilometri,
con lo stesso paio di scarpe, accettando l’aiuto degli altri solo in casi
estremi, adattandosi ai molteplici ambienti intorno, osservandoli per la prima
volta, traendo da essi la forza di proseguire, gioendo e soffrendo fisicamente,
interiormente.
Una terapia
personalizzata che lo metterà faccia a faccia con i propri fantasmi. Finalmente.
Un libro da
leggere e forse una terapia per tutti.
"L'imprevedibile viaggio di Harold Fry", di Rachel Joyce, Sperling.