Ieri, giornata
uggiosa e turno di riposo hanno tramato per farmi partire l’embolo della
lettura. Dopotutto non potevo, come tutti i lunedì, lavare i pavimenti e
sbattere i tappeti, più qualche altra cosetta legata a strofinacci, polvere e
così via, troppa pioggia, troppa umidità. Allora ho deciso di proseguire una
lettura già iniziata ma zoppicante causa lavoro, emergenze domestiche,
malesseri di stagione (vitalità da tartaruga ingessata) e ops! Ho scoperto
quanto fosse piacevole quel libro! Tanto da leggerlo tutto. Ancora una riga e poi smetto, beh, tanto vale arrivare alla fine del capitolo, caspita ma ora devo sapere come va avanti. Insomma al momento di andare a letto ero urtata per averlo terminato e per non aver più niente da leggere! Credo che i medici dovrebbero consigliare
una giornata di lettura alla settimana, tipo: leggi una giornata intera e dimenticherai
la dentiera! No, così andrebbe bene solo per alcuni, dunque: una giornata-lettura
fa risplender la tua natura!
Tornando al libro. E’ per ragazzi, sono elastica nell’ambito letterario, si intitola: “Miss
Charity”, è scritto da Marie-Aude Murail ed è pubblicato da Giunti.
1875, Charity
Tiddler ha quasi cinque anni ed una famiglia stramba. Un padre quasi muto,
almeno così crede Charity non avendolo mai sentito pronunciare una frase intera
ed una madre che degna la figlia di attenzione solo al momento del rimprovero o del
sermone. La bimba cresce nella solitudine, nella monotonia di giorni sempre uguali
e nel terrore delle storie raccontate dalla propria bambinaia, un tantino
disturbata.
Ok, brutto quadro,
se non fosse che Charity è curiosa, intelligente, fantasiosa e trova il modo di
salvarsi da un’esistenza altrimenti spenta circondandosi di amici originali:
topini, ricci, ghiri, conigli, uccelli, tartarughe, insetti. La mansarda in cui
trascorre la maggior parte delle sue giornate diventa un eccentrico zoo in cui
la perdita di questa o quella bestiolina non è tanto motivo di lutto quanto di
interesse scientifico. E così Charity, osserva, analizza, seziona, annota sul
proprio quaderno le personali scoperte e trova anche il tempo di
leggere opere di altro genere, come le tragedie di Shakespeare che impara a
memoria e recita ai propri animali.
L’arrivo di Mlle Legros, un’istitutrice
francese, colora, in tutti i sensi l’esistenza di Charity, o come dice Mlle Legros:
Cherry. Infatti sarà l’istitutrice ad insegnarle l’arte del disegno e degli acquerelli,
disciplina per cui la bambina ha una predisposizione innata; è brava, molto
brava e Charity può ora corredare il quaderno di deliziose e
dettagliate illustrazioni basate sulle proprie osservazioni dal vivo.
La bambina cresce,
diventando fanciulla e poi donna; sebbene sempre un po’ relegata nei confini
della propria vita singolare, inevitabilmente si troverà ad incrociare le strade di altri personaggi, alcuni determinanti per le sue scelte future, come
Herr Schmal, precettore di tedesco del cugino, altri meno significativi ma
sempre piuttosto pittoreschi.
L’amicizia con gli
animaletti, l’abilità nel rappresentarli, l’immaginazione costituiranno l’ancora
di salvezza di Charity in una società altrimenti soffocante, ristretta, avida, ignorante.
Marie-Aude Murail
racconta una storia deliziosa e lo fa con semplicità e raffinatezza al tempo
stesso, con ironia e buonumore, con leggerezza ed acume.
In questo libro ho
assaporato tutto, specie, nella seconda parte, le citazioni dissacranti di Bernard Shaw, (che
Charity incontra personalmente per richiedere un favore personale… ) del tipo: “La
felicità di un uomo dipende dalle donne che non ha sposato”, oppure: “Si
paragona spesso il matrimonio ad una lotteria. E’ un errore perché, alla
lotteria, ogni tanto si può anche vincere”.
Ho lasciato per
ultimo lui, il grande Oscar Wilde le cui opere in quel periodo trionfavano
sulle scene teatrali: “Ogni volta che la sera penso ai miei difetti, mi
addormento subito”, “Non ci sono domande indiscrete. Ma lo sono alcune risposte”.
E la cui genialità è prima ammirata e poi deprecata quando verrà imprigionato
per omosessualità, incredibile ma vero, d’altronde, per usare parole sue:
“E’ più facile
essere crudeli che divertenti”.